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Bernardo Petralia
Potrebbe essere un dirigente della Polizia penitenziaria o un magistrato di sorveglianza il successore di Bernardo Petralia, capo del Dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria che si è dimesso dall’incarico chiedendo di andare in pensione, con un anno in anticipo, il primo marzo di quest’anno. Questa è l’unica indiscrezione che trapela dei vertici nazionali per la designazione del nuovo capo del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria che sarà nominato dalla ministra Marta Cartabia. Sulla questione è intervenuto anche Gennarino De Fazio, segretario generale Uilpa Polizia penitenziaria, che ha sottolineato che il pensionamento di Petralia costituisce un ulteriore motivo di destabilizzazione per le carceri e per il sistema dell’esecuzione penale. Il segretario Uilpa Polizia penitenziaria spera che il Governo individui subito una personalità qualificata e competente. «É essenziale che l’Esecutivo intervenga direttamente sul sistema d’esecuzione penale con le riforme e gli investimenti necessari, altrimenti nessuna individualità, per quanto autorevole e competente, sarebbe nelle condizioni d’invertire il circolo vizioso in cui sono state da anni cacciate le carceri. Un capo o una capa del Dap, chiunque esso o essa sia, non potrà certo supplire, per esempio, a 18 mila donne e uomini del Corpo di Polizia penitenziaria mancanti agli organici», ha spiegato il segretario nazionale. Petralia, ex magistrato, meno di 2 anni fa, è stato nominato al vertice del Dap dall’allora ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, a seguito delle dimissioni di Francesco Basentini, dopo le rivolte nelle carceri di marzo 2020 e le polemiche legate alle scarcerazioni dei boss e detenuti ad alta sicurezza, durante la prima ondata del Covid 19. Nello stesso periodo si dimise anche il direttore generale dei detenuti, il magistrato Giulio Romano, appena dopo 3 mesi dal suo insediamento. «A Petralia va riconosciuto il merito di aver rappresentato un punto di riferimento in un momento drammatico per tutto il Paese e di aver contribuito, probabilmente in maniera decisiva, a fare in modo che l’apparato del Dap non naufragasse in maniera irreversibile - ha aggiunto De Fazio rimarcando che il sistema carcerario non reggerebbe fasi d’incertezza - Così come non è salutare per un’amministrazione complessa e di peculiare importanza quale quella penitenziaria l’avvicendamento al vertice, in media, ogni 2 anni - ha concluso De Fazio sul successore di Petralia - Ci auguriamo che il Governo sia in grado di incaricare una figura stabile, magari guardando alle potenzialità che il Dap già esprime, capace di poter mettere in campo una progettualità immediata, ma di ampio respiro e che vada anche oltre la durata della legislatura».