«Processi irragionevolmente lunghi rappresentano un vulnus per tutti». Per questo «l'azione del Ministero della giustizia è stata orientata con determinazione verso un obiettivo che ho ritenuto cruciale: riportare i tempi della giustizia entro limiti di ragionevolezza». Con uno «sforzo» rivolto «in linea di continuità con l'azione del precedente governo» ad «assicurare le necessarie risorse umane, materiali, strumentali, per permettere alle procure e ai giudici lo svolgimento della loro altissima funzione». Lo ha sottolineato la ministra Marta Cartabia nella sua relazione al Senato sullo stato della giustizia. Un intervento aperto con il ricordo della lettera ricevuta l'8 marzo scorso dalla madre di una vittima sul lavoro che le segnalava le difficoltà di celebrare il processo sulla morte del figlio e il suo timore di morire prima di vederne la fine.

Tempi ragionevoli per svolgere i processi

«L’azione del Ministero è stata determinata verso un obiettivo cruciale: riportare i tempi della giustizia verso la ragionevolezza come prevede la Costituzione e l’UE. I processi troppo lunghi costituiscono un vulnus per tutti, per i condannati, per gli innocenti e soprattutto per le vittime e la società che non ottengono in tempi ragionevoli un accertamento dei fatti» ha aggiunto la Ministra della Giustizia, Marta Cartabia, nella sua Relazione sull’amministrazione della Giustizia al Senato. «C’è carenza di spazi adeguati e risorse umane. I grandi e nobili principi costituzionali e europei hanno bisogno di solido realismo e di pragmatica concretezza per non ridursi a vuota retorica. I grandi principi hanno bisogno di risorse, spazi, strumenti informatici funzionanti e edifici agibili. Sembrano cose scontare ma non lo sono nel nostro sistema attuale. Il ministero sta agendo in questo senso in continuità con l’operato del ministero precedente. Spettano al Ministero l’organizzazione e il mantenimento dei servizi per la giustizia» ha aggiunto Marta Cartabia.

Risorse e organizzazione

«La giustizia è stata interessata da alcune importanti riforme normative, che questo Parlamento ha approvato superando le non irrilevanti divergenze di vedute e di sensibilità e lasciando prevalere il senso di responsabilità verso il bene comune e il primario interesse del paese. Ma ciò che mi preme sottolineare è che le riforme del processo civile e del processo penale che abbiamo approvato necessitano di poggiare saldamente su una imponente ristrutturazione dell'organizzazione del servizio giustizia, accompagnata dalla immissione di ingenti risorse umane e materiali. Organizzazione e capitale umano sono la condizione di fattibilità delle riforme» ha ricordato la ministra Marta Cartabia.

Ergastolo ostativo

«In materia di giustizia penale, tra le riforme ancora da attuare non possiamo dimenticare quella sul 4-bis della legge sull'ordinamento penitenziario, che so essere di prossima discussione in Commissione giustizia alla Camera: a maggio scadranno infatti i 12 mesi di tempo dati dalla Corte Costituzionale al Parlamento per intervenire sulla materia, nel rispetto dei principi costituzionali e salvaguardando le specificità e le esigenze del contrasto soprattutto alla mafia e alla criminalità organizzata in generale» ha detto la ministra della Giustizia Marta Cartabia, parlando della riforma dell'ergastolo ostativo.

Riforma del Csm

«Sono certa che nelle prossime settimane potremo progredire nella scrittura anche di questo atteso capitolo di riforma, che il Pnrr ci impegna ad approvare entro il 2022. La Camera ha già calendarizzato la discussione in aula e quella scadenza dovrà essere rispettata. Per parte mia continuerò, come ho fatto nei mesi scorsi e come ben sanno tutti coloro con cui ho avuto interlocuzioni sul tema, a dare la mia massima disponibilità per accelerare il corso di questa riforma e per sollecitarne l'esame da parte dei competenti organi del Governo» ha dichiarato la ministra della Giustizia al Senato, definendo «fondamentale» la riforma del Csm.

Carceri, sovraffollamento e suicidi

«Il primo e più grave tra tutti i problemi delle carceri «continua ad essere il sovraffollamento: ad oggi su 50.832 posti regolamentari, di cui 47.418 effettivi, i detenuti sono 54.329, con una percentuale di sovraffollamento del 114%. È una condizione che esaspera i rapporti tra detenuti e rende assi più gravoso il lavoro degli operatori penitenziari, a partire da quello della polizia penitenziaria, troppo spesso vittima di aggressioni» ha sottolineato la ministra della Giustizia Marta Cartabia nella sua relazione al Senato. Alcune carceri «non sono degne del nostro Paese e della nostra storia. Venerdì scorso, sono stata al carcere di Sollicciano a Firenze e ho potuto vedere di persona le condizioni indecorose di questo, come di altri istituti, nonostante la manutenzione straordinaria in atto. Indecoroso e avvilente per tutti. E non a caso, sono tantissimi gli episodi di autolesionismo, mentre questo 2022 registra già drammaticamente cinque suicidi. Vivere in un ambiente degradato di sicuro non aiuta i detenuti nel delicato percorso di risocializzazione e di certo rende più gravoso il già impegnativo lavoro di chi ogni mattina varca i cancelli del carcere per svolgere il suo lavoro» ha concluso la ministra Marta Cartabia.