Oscillano tra il 4 e il 5% della popolazione detenuta, ma sono disperse tra le varie carceri pensate esclusivamente per uomini. Al 28 febbraio, su 60.924 detenuti presenti nelle nostre carceri, vi sono 2.611 donne ristrette. Esistono soltanto 4 istituti penitenziari esclusivamente femminili: Trani, Pozzuoli, Roma e Venezia. Solo una minima parte di loro è ristretta in tali istituti, mentre il resto delle detenute è disperso nel resto delle carceri maschili. Tale dispersione è anche dovuta al vincolo di vicinanza territoriale ai propri affetti previsto dall’Ordinamento penitenziario: ciò che manca è la riorganizzazione della mappa stessa degli istituti penitenziari, con almeno un carcere femminile per regione.

Non solo le donne in carcere sono poche, ma la maggioranza si trova in comunità molto piccole, all'interno di strutture progettate per gli uomini. La bassa incidenza statistica sulla popolazione detenuta totale potrebbe far illudere di una maggiore attenzione istituzionale nel costruire percorsi di reinserimento sociale, ma nella pratica è causa di discriminazione. Il tempo sottratto alla vita esterna per un uomo e per una donna non ha uguale peso, relativamente ai contesti lasciati, agli affetti, alle funzioni esercitate prima che la privazione della libertà li troncasse, alle relazioni da riannodare una volta scontata la pena.

Con soltanto quattro istituti penitenziari dedicati esclusivamente alle donne e numerose sezioni femminili ospitate in istituti maschili, le detenute si trovano a fronteggiare una serie di ostacoli unici. La gestione di attività significative come l'istruzione, il lavoro e le attività culturali risulta difficile, dato il basso numero di detenute e le risorse limitate a disposizione. Un altro aspetto da considerare è la composizione dei reati commessi dalle donne, spesso legati a situazioni di marginalità e caratterizzati da pene brevi. Questo solleva la questione della decarcerazione e della de-istituzionalizzazione, con la necessità di esplorare alternative alla detenzione tradizionale.

Le esigenze legate al corpo femminile, inclusa l'igiene, l'assistenza medica e la maternità, richiedono attenzione particolare da parte delle istituzioni carcerarie. Il sostegno alle madri detenute e ai loro bambini, insieme alla promozione dei legami familiari, è cruciale per il benessere delle detenute e per il loro futuro reinserimento nella società. La discriminazione di genere si riflette anche nelle opportunità di lavoro e nell'accesso all'istruzione, con le detenute che affrontano maggiori difficoltà nel reinserirsi nella società a causa dei pregiudizi esistenti. Infine, molte donne detenute hanno subito abusi e violenze, il che richiede un approccio sensibile e una rete di supporto adeguata per affrontare le conseguenze di tali traumi.