Dalla Sardegna arriva un aiuto per le donne recluse in un carcere brasiliano, le quali sono costrette a scontare la pena assieme agli uomini e per questo subiscono violenze. L’iniziativa nasce grazie a suor Cristina Rodriguez, una religiosa che lavora sul campo senza sosta, la quale ha chiamato il parroco del Sacro Cuore di Quartu Sant'Elena, don Gabriele Casu, suo vecchio amico di missione proprio a Viana, nello stato del Maranhao, nel Nord est del Brasile, una delle zone più povere del Paese dove, appunto, sorge il carcere in questione.

L'obiettivo è quello di costruire un carcere femminile e portare via le donne dalla struttura dove scontano la pena con gli uomini. Ma non solo. C’è anche quello di realizzare un panificio, pizzeria, pasticceria, per la formazione professionale, la panificazione e la lavorazione di prodotti da forno. Il progetto si chiama ' Dignità, sostegno e formazione: un panificio e una pizzeria per le carceri Apac di Viana in Brasile'.

Il Comune di Quartu, che ha contribuito alla stesura del progetto e svolgerà compiti di monitoraggio, darà anche un contributo finanziario di 2.500 euro per le spese di trasferta in Brasile dei formatori professionali esperti nell'arte della panificazione. La Tecnocasa regionale collabora invece fornendo gli elaborati planimetrici e il progetto. La consegna della struttura è prevista per ottobre 2020. Si cercherà di formare almeno 20 detenuti/ e che saranno poi delegati poi alla formazione di altri carcerati. Sulla produzione è stata fatta una stima: 200 kg di prodotti da forno giornalieri per il consumo e da destinare al mercato locale, per un guadagno di circa mille euro al giorno. ' Sono rientrato due anni fa da Viana, dopo 12 anni da volontario lì, ma il mio cuore da missionario batte sempre forte per i Paesi come il Brasile e per le persone che hanno necessità del nostro supporto', ha affermato don Gabriele.

Un progetto ambizioso che aiuterà le donne recluse, le quali sono quelle che pagano di più: violenze, maltrattamenti e stupri. Solitamente il loro destino non migliora una volta scontata la pena, perché si trovano costrette a prostituirsi per sopravvivere.

Il tutto in un Paese dove il numero complessivo dei detenuti brasiliani arriva a ben 812.564 unità. Sono dati presentanti a luglio scorso dal Consiglio nazionale di giustizia brasiliano, i quali confermano il Brasile come la terza più grande popolazione carceraria al mondo, dietro solo a Stati Uniti e Cina. Secondo il Dipartimento penitenziario del ministero della Giustizia, a giugno 2016 il Brasile aveva 726.700 detenuti, quindi il tasso annuo di crescita è stato dell’ 8,3%. Il sovraffollamento, inoltre, è sempre più crescente. Il rimedio del governo di Jair Bolsonaro? Costruzione di nuove carceri. Ma non solo. Nel contempo è in via d’approvazione un disegno di legge che prevede l’aumento della privazione massima della libertà dagli attuali 30 a 40 anni e termini più lunghi per la raccolta di prove contro chi è accusato di crimini. Entrambe le misure avrebbero ovviamente un impatto devastante sulla già disastrata popolazione carceraria brasiliana.