Il diritto alla salute vale per tutti, anche per chi si è macchiato di delitti mafiosi. La vicenda di Vincenzo Iannazzo riportata su Il Dubbio ha aperto uno squarcio sulla situazione sanitaria del carcere di Parma. Esattamente il centro clinico interno dove si trova in regime di 41 bis, non è più in grado di dare assistenza ai detenuti che hanno gravi patologie fisiche.Lo aveva scritto nero su bianco la Asl locale tramite una segnalazione alle autorità, anche in risposta alla sollecitazione del Garante nazionale delle persone private della libertà. Per rispondere alla situazione del recluso Iannazzo, la Asl ha approfittato per segnalare un problema generale. «Si approfitta dell’occasione per segnalare che tali assegnazioni senza preavviso presso i nostri Istituti al fine di avvalersi del Sai per soggetti con patologie – si legge nella missiva –, necessitanti in ogni caso assistenza sanitaria intensiva, sta mettendo in seria difficoltà lo standard assistenziale di questa Unità Operativa: ad oggi si contano in Istituto circa n. 220 persone malate e con età avanzata, per la maggior parte allocate presso le Sezioni Ordinarie comprensibilmente inadeguate per la loro assistenza». La Asl dice chiaramente che al carcere di Parma non sono in grado di poter garantire un’assidua assistenza sanitaria. Sandra Berardi, presidente dell’associazione Yairaiha, ha spiegato a Il Dubbio che la prevalenza delle loro segnalazioni sono relative a gravi, se non gravissime, problematiche di salute che all’interno delle strutture penitenziarie non riescono ad essere affrontate e ciò vanno a “configurare quel trattamento inumano e degradante che la nostra Costituzione, e prima ancora la nostra umanità, vietano espressamente”. Berardi denuncia con forza: «Mi chiedo che senso abbia la detenzione per una persona come Iannazzo e per tutti quelli si trovano in condizioni simili. Qual è la funzione che esercita su di loro? Questa è la rieducazione? È così che si realizza la sicurezza dell’Italia? Qual è il pericolo che corre la società da questa persona tanto da dovergli continuare ad applicare il regime di 41 bis?».