Il Partito Radicale può continuare a vivere grazie ai 3069 iscritti, finora, per il 2018. Tremila era la soglia da raggiungere per scongiurare la fine del progetto al quale Marco Pannella ha dedicato tutta la sua vita. Per capire cosa accadrà ora abbiamo ascoltato Rita Bernardini, membro della Presidenza del Partito, che – come da tradizione radicale – il 31 dicembre e il 1 gennaio sarà in visita nei due complessi carcerari di Rebibbia, con l’onorevole Roberto Giachetti e una folta delegazione di Radicali.

Con quale spirito farà visita a detenuti e detenenti?

Con l'animo di chi sa che va in visita ad una comunità ferita che rischia di perdere definitivamente la speranza nella Costituzione. Gli indicatori più espliciti di questa sofferenza sono le morti e i suicidi che si verificano in carcere. Quest'anno abbiamo raggiunto i livelli di dieci anni fa: ben 66 detenuti che si sono tolti la vita. Anche fra gli agenti l'esasperazione è tanta: in 73 si sono suicidati negli ultimi dieci anni, per lo più con l'arma di ordinanza.

Che feedback c'è stato alla presentazione del vostro dossier sulle carceri?

Contiamo di inviare al Comitato dei Ministri del Consiglio d'Europa la versione del nostro dossier tradotta, aggiornata e firmata, oltre che dal Partito Radicale, anche dall'Unione delle Camere Penali che, con il suo Presidente GianDomenico Caiazza, l'ha molto apprezzato, così come il professor Andrea Saccucci e l'avvocato Giuseppe Rossodivita, autore di centinaia di ricorsi dal caso Torreggiani in poi. Importantissimi sono stati per noi i giudizi del professor Glauco Giostra che ha definito il lavoro “un documento davvero rigoroso ed eloquentissimo ( per chi vuol capire)” e del professor Tullio Padovani che mi ha scritto: “Ho letto il dossier, che rappresenta un ulteriore esempio di ciò che per i Radicali significa agire politico: concreto, rigoroso, documentato, incalzante. La vergogna denudata, resa vera senza scampo. Vedremo se e come cercheranno di sottrarsi alla forza delle cose. Battersi incessantemente affinché i diritti ( almeno quelli elementari!) siano rispettati, credo anch'io sia l'unico modo non solo per evidenziare pragmaticamente le contraddizioni strutturali dell'istituzione, ma soprattutto per alleviare la crudeltà efferata di una pena abominevole”.

La battaglia ci sarà insieme agli oltre 3000 iscritti. Adesso ci sarà un congresso?

Mi auguro che ne arrivino altri entro il 31 dicembre perché gli iscritti 2018 potranno partecipare a pieno titolo al congresso ordinario. Congresso che il Partito Radicale deve convocare, come stabilito dalla mozione dell'assemblea di Rebibbia, entro 90 giorni. Iscritti raccolti in clandestinità, tranne le eccezioni ( che confermano la regola dell'ostracismo) di Radio Radicale, del Dubbio e dell'Opinione. Si tratta perciò di un risultato straordinario, anche per la qualità e la diversità delle persone che hanno deciso di prendere il “passaporto della libertà”, che è la forma della tessera 2018.

Proprio di Radio Radicale ha parlato ieri il premier Conte nella conferenza stampa di fine anno ribadendo il taglio dei fondi e invitando a mettersi sul mercato e a ‘ trovare risorse alternative’. Lei come commenta?

È probabile che il premier si riferisca alla pubblicità che a suo avviso dovrebbe interrompere l'integralità dei documenti, in primo luogo istituzionali, che Radio Radicale manda in onda da 42 anni. Siamo all'abc del “conoscere per deliberare” di cui il presidente Conte pensa di poter fare a meno con disinvoltura pur essendo il suo governo autoproclamatosi “del cambiamento e della trasparenza”. Se ambisce ad essere il primo che cuce la bocca al servizio pubblico per eccellenza che è Radio Radicale, sappia che non sono pochi coloro che in nome della “libertà di parola” sono pronti a rischiare le proprie esistenze.

Quanto è importante che il Partito Radicale continui a vivere dunque nell'attuale situazione politica?

Credo sia vitale, se non vogliamo rassegnarci all'erosione e al degrado dello stato di diritto che colpisce nel mondo e in Europa anche quelle che conoscevamo come democrazie avanzate. Se guardiamo poi al nostro Paese, non abbiamo che da stupirci di quanti oggi si meravigliano di come si stia comportando l'attualegGoverno con il conseguente svuotamento e inerzia del Parlamento. È di dieci anni fa il libro “La peste gialla”; fu scritto nel corso di un Satyagraha che ci vide riuniti attorno a Marco Pannella per analizzare e raccontare il sessantennio di una lunga e continuata strage di leggi, di diritto, di principi costituzionali, di norme e di regole che avrebbero dovuto governare la convivenza civile della democrazia italiana. Credo che siamo fra i più attrezzati - per storia e capacità di resistenza e di lotta nonviolenta- a scongiurare il peggio del peggio che va affermandosi con sempre maggiore vigore ogni giorno di più in primo luogo contro i diritti umani fondamentali. E anche sull'Europa crediamo ( con Pannella che lo affermava più di vent'anni fa) che non ci sia salvezza ecologica, giuridica, economica, sociale e culturale nella illusione minimalista, nella triste, infeconda utopia “realista” dell'Europa che conosciamo, più che mai volta a contrastare la ragionevolezza degli Stati Uniti d'Europa.