«Premesso che non ero a conoscenza della vicenda, ritengo che non sia assolutamente condivisibile la posizione per la quale imporre il velo integrale sia un'idea culturalmente accettabile. Cioè questa non può essere considerata la voce della procura». Così il procuratore di Perugia, Raffaele Cantone, prende le distanze dalle parole del sostituto Franco Bettini, che lo scorso 15 ottobre ha chiesto al gip l'archiviazione del caso di Salsabia Mouhib, cittadina marocchina residente in Italia, che ha presentato una denuncia per maltrattamenti contro il marito, il connazionale Abdeleliah El Ghourafi. La donna ha raccontato che per anni il marito gli ha impedito di uscire dal suo appartamento se non per casi eccezionali e comunque rigorosamente velata dal niqab, e che non poteva disporre delle chiavi di casa e dei propri documenti di identità. Ma per il pm di Perugia, la condotta dell'uomo «di costringerla a tenere il velo integrale rientra, pur non condivisibile in ottica occidentale, nel quadro culturale dei soggetti interessati», e ha quindi chiesto l'archiviazione del fascicolo, sostenendo che «dalle dichiarazioni rese, la donna non sarebbe mai stata minacciata di morte, né avrebbe subìto aggressioni fisiche tali da costringerla alle cure sanitarie». «Queste richieste non vengono sottoposte al visto del procuratore. Io ho saputo della cosa solo ieri sera. Ho chiesto subito lumi in modo informale al pm, riservandomi di verificare la situazione lunedì (domani, ndr) al rientro in ufficio», spiega Cantone al Corriere della Sera dopo che la notizia ha sollevato un polverone mediatico. Mentre l'avvocato Gennaro De Falco, difensore difensore della donna, contesta le motivazioni contenute nella richiesta di archiviazione - «Le tradizioni loro vanno considerate? In Italia c'è la parità di diritti!» - e fa sapere che presenterà opposizione «il 25 novembre, giornata mondiale contro la violenza sulle donne».