Evacuato il carcere di Camerino per gravi lesioni e crolli dopo le scosse di terremoto della notte scorsa. È stata una tragedia sfiorata, ma annunciata», così denuncia Nicandro Silvestri, segretario regionale Sappe per le Marche. «Da anni - fa sapere sempre Silvestri - il Sappe denunciava la grave precarietà del carcere di Camerino». Nella notte sono intervenuti il direttore generale del personale della polizia penitenziaria, Pietro Buffa, e il responsabile del servizio traduzioni, il generale D'Amico, predisponendo la chiusura del carcere e lo sfollamento dei detenuti, tradotti poi al carcere romano di Rebibbia.Trentasette uomini e otto donne, i detenuti che hanno subito l'evacuazione di urgenza. Il carcere di Camerino - come la maggior parte degli altri istituti penitenziari dislocati nel territorio italiano - è una struttura vecchia risalente al XIV secolo. Nato come convento, poi negli anni 40 è stato riadattato in istituto penitenziario. Ogni qual volta un carcere è coinvolto nei movimenti tellurici, per un detenuto la paura e il panico di morire sotto le macerie è amplificato rispetto a chi vive in libertà. Nel carcere non esiste una via di fuga o un posto dove uno può ripararsi quando si sta chiusi in una cella. Anche l'agente penitenziario non può di sua spontanea volontà aprire immediatamente i blindati, ma deve prima ricevere gli ordini da un superiore. Non sempre accade che, dopo le prime scosse di terremoto, le guardie carcerarie aprano le celle e facciano scendere i detenuti in una zona sicura.Come già denunciato da Il Dubbio all'indomani del tragico terremoto del 24 agosto scorso, l'inesistenza di piani di fuga in caso di emergenza e delle condizioni di sicurezza in carcere è un problema ancora non risolto. Non esistendo una mappatura ufficiale sul fabbricato delle carceri, è difficile sapere quanti istituti penitenziari siano resistenti alle scosse di terremoto. Il dato oggettivo è che la maggior parte delle carceri - esattamente come quella di Camerino - sono spesso datate, obsolete e non costruite secondo le più recenti indicazioni antisismiche.Eppure secondo il decreto legge del 21 Giugno del 2013 nato per rilanciare le infrastrutture, c'è stata la possibilità di facilitare gli interventi per la messa a norma degli edifici pubblici. Però, nel campo della giustizia, risulta che solo nel 2013 c'è stato un intervento concreto in tal senso. Senza però coinvolgere appieno gli istituti penitenziari. Il monitoraggio e la manutenzione ha riguardato soprattutto i Palazzi di giustizia, con particolare riguardo agli uffici giudiziari di Roma e di Napoli, per i quali sono stati finanziati importanti lavori di adeguamento.Eppure dal 2010 al 2014 i vari governi avevano nominato dei commissari per occuparsi dell'edilizia carceraria e stanziato milioni di euro. Nel 2015, però, la Corte dei Conti aveva emanato un duro rapporto. Secondo i magistrati contabili erano stati stanziati 460 milioni di euro per ristrutturare le strutture. Ma ne sono stati spesi solo 52 in quattro anni. "In termini finanziari - aveva sentenziato la Corte - si è rilevato che, rispetto ai 462,769 milioni di euro assegnati ai commissari nel periodo 2010-2014 dal bilancio dello Stato, solo 52 (l'11,32 per cento circa) risultano essere stati spesi alla data della cessazione dell'incarico dell'ultimo commissario (31 luglio 2014) ".Solo 52 milioni su 462 erano stati usati allo scopo. La differenza di 410,395 milioni, avevano spiegato, è stata rimessa all'entrata dello Stato per essere riassegnata. Non sono soldi persi, ma di certo non sono stati usati per l'obiettivo previsto. E i risultati si erano visti: "I nuovi posti creati con i vari interventi immobiliari dei commissari - si leggeva sempre nel rapporto - sono stati, alla fine del 2014, in base alle informazioni aggiornate del ministero della Giustizia-Dap, soltanto 4.415 rispetto agli 11.934 previsti, posti che entro il 2016 dovrebbe raggiungere il totale di 6.183 (pari al 51,81 per cento delle previsioni) ". Quindi per questi risultati serviva nominare un commissario, con il portato di spese che si porta? Risposta della Corte: "Gli sforzi dell'attività dei commissari delegati e del commissariamento straordinario nel settore dell'edilizia penitenziaria mostrano come non sia servito procedere alla nomina di un commissario per eliminare o correggere adeguatamente disfunzioni e carenze dell'azione amministrativa ordinaria". Il problema permane ancora.