PHOTO
A 10 anni dall’approvazione della riforma su Servizi di sicurezza facciamo il punto con Mario Caligiuri, direttore del Master in Intelligence presso l’Università della Calabria.
Professore, tra gli obiettivi principali che si proponeva la legge n. 124 c’era anche quello di regolare i rapporti fra intelligence e magistratura. Le dichiarazioni del procuratore di Catania Carmelo Zuccaro, «ho indicazioni dai Servizi che dietro le Ong si possano celare gli scafisti ma non posso utilizzarle in un processo», hanno però suscitato molte polemiche.
Qual è la sua opinione?
Il rapporto tra intelligence e magistratura scandisce da quasi sessant’anni il dibattito in Italia; ma, scientificamente, è un tema finora poco esplorato. Infatti, è stato quasi sempre inquadrato nell’ottica dei poteri occulti e delle deviazioni rispetto ai compiti istituzionali: quasi mai sotto il profilo del confronto tra i diversi poteri dello Stato, in particolare tra potere giudiziario e potere politico, dal quale dipendono i Servizi.
A cosa si riferisce?
Episodi ancora non chiariti fino in fondo, dal Piano Solo alla strategia della tensione, dal Golpe Borghese alla trattativa Stato- mafia, dalla loggia P2 a Gladio hanno visto quasi sempre il coinvolgimento degli esponenti dell’intelligence, determinando tensioni politiche e istituzionali altissime. Eppure, alla fine, non tutte le inchieste hanno retto alla prova giudiziaria: sentenze definitive hanno acclarato, dopo anni, che il Golpe Borghese non si era verificato e che Gladio non era un’organizzazione illegale. Analoga sorte anche per alcuni clamorosi coinvolgimenti dei vertici dei Servizi, da Vito Miceli a Nicolò Pollari, da Mario Mori a Marco Mancini. Un caso a parte merita Bruno Contrada.
Condannato in via definitiva a dieci anni ( scontati interamente) per concorso esterno alla mafia, la Corte europea di Strasburgo per due volte ha condannato l’Italia in relazione a questo processo.
Si può parlare, quindi, di un “coinvolgimento” dei Servizi nei procedimenti giudiziari?
Al riguardo manca un resoconto completo.
Ricostruire in modo sereno queste vicende e quindi le relazioni tra magistratura e intelligence contribuirebbe ad approfondire un ambito decisivo per la democrazia e restituirebbe trasparenza a tali fondamentali relazioni. Non a caso oggi l’intelligence viene considerata uno strumento indispensabile per contrastare le derive del terrore e delle mafie, che richiedono appunto una risposta forte e comune da parte di tutte le Istituzioni dello Stato.
Cosa suggerisce al riguardo?
In questi anni non c’è stato alcun significativo coinvolgimento in Italia e all’estero di esponenti dei Servizi in indagini giudiziarie o per tentativi di deviazione o corruzione, in relazioni a fatti accaduti durante questo decennio. Vista la complessità dei rapporti descritti, questo è un dato che mi sembra giusto evidenziare.
Rinunciare all’attività dei Servizi nel contrasto agli scafisti e dei trafficanti di uomini è possibile?
No.