Anche i detenuti della California possono possedere una modica quantità di cannabis in carcere. È questa la sentenza di una Corte d'appello di Sacramento che ha rovesciato le condanne di cinque detenuti che erano stati trovati in possesso di marijuana, facendo riferimento al referendum del 2016 in cui si è legalizzato il possesso di cannabis per tutti i californiani, anche per quelli che sono in prigione.

Nella sua sentenza il presidente della Corte d'appello del terzo distretto, Vance W. Raye, ha infatti ricordato che il codice penale californiano criminalizza il consumo di cannabis per i detenuti, ma non affronta la questione del possesso. Quindi, secondo il giudice, le prigioni hanno la possibilità di regolare il possesso di cannabis, come fa con sigarette ed alcol, ma i detenuti non rischiano allungamenti della pena se scoperti.

Una sentenza che fa discutere negli Usa, ma inevitabilmente si ripercuote anche nel nostro Paese dove possedere la cannabis è proibito per tutti e dove, addirittura, si è messo in discussione anche quella “light” grazie alla famosa sentenza della Cassazione che vieta la vendita di oli, resina, inflorescenze e foglie di marijuana sativa perché la norma sulla coltivazione non li prevede tra i derivati commercializzabili. A proposito della cannabis illegale Rita Bernardini del Partito Radicale da anni sta facendo disobbedienza civile coltivando numerose piantine di marjuana, tant’è vero che stasera, a partire dalle 17 e 30, parteciperà assieme all’associazione La Ripiantiamo alla manifestazione “Notte verde per la vita di Radio Radicale”, proprio a largo Argentina, vicino alla sede del Partito Radicale. È per denunciare, ancora una volta, l’urgenza di un cambiamento sul tema della cannabis terapeutica.

«Non so se piangere o ridere – commenta Rita Bernardini a Il Dubbio in merito alla vicenda californiana - a leggere questa notizia che metto in relazione alla disastrosa situazione italiana. Mentre in California si discute se regolamentare o meno il possesso di marijuana anche in prigione, visto che fuori è legalizzata, qui da noi è tutto proibito ma tutto è disponibile a qualsiasi ora del giorno e della notte, sia in galera che fuori. Da noi, infatti, si preferisce fare la faccia feroce “contro la droga”, scegliendo così oggettivamente di favorire i profitti delle mafie anziché regolamentare un fenomeno che riguarda milioni di consumatori».

Rita Bernardini poi fa un riferimento alla Direzione Nazionale Antimafia, la quale ha affermato che le azioni di contrasto finora svolte non hanno determinato «non solo, una scomparsa del fenomeno (che per quanto auspicabile appare obbiettivamente irrealizzabile), non solo un suo ridimensionamento, ma neppure un suo contenimento».

L’esponente del Partito Radicale conclude: «Di fronte a queste dichiarazioni del massimo organo di contrasto alle organizzazioni mafiose, che vuol fare il governo attuale, riempire ancor di più le carceri e celebrare milioni di processi come se fossero pochi quelli che intasano i tribunali italiani?».