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Contrasto fra l’appello agli avvocati perché difendessero anche gratuitamente i militanti cinquestelle e l’impegno a riconoscere in costituzione l’autonomia della professione forense? Alfonso Bonafede risponde di no e anzi ribadisce l’impegno alla riforma, sollecitata dall’avvocatura, che richiami nella Carta il ruolo sociale della professione. È la sintesi di un confronto avvenuto ieri, durante il question time alla Camera, fra il deputato campano di Liberi e uguali Federico Conte, a propria volta avvocato, e il ministro della Giustizia. Confronto nato dopo che un folto gruppo di penalisti, guidati dall’avvocato fiorentino Michele Passione, aveva raccolto centinaia di firme in calce a una lettera al guardasigilli in cui gli si chiedeva conto di un video postato dallo stesso Bonafede sulla propria pagina Facebook e sulla Piattaforma Rousseau. Oggetto di quella clip era appunto l’appello agli avvocati a offrire la loro disponibilità per assistere, in parte in forma gratuita, i militanti cinquestelle, soprattuto in quelle cause intentate per la loro attività di “controdenuncia” svolta sia sul territorio sia sulla rete. Il video risale a prima che Bonafede giurasse da ministro della Giustizia ma poi non è stato più rimosso. Conte ha fatto propria la lettera del gruppo di penalisti. E ieri appunto il guardasigilli si è presentato in Aula per rispondere. «Il video oggetto di interrogazione si limita all'illustrazione di un progetto per l’accesso paritario alla giustizia, a prescindere dalla possibilità economica del richiedente, attraverso la spontanea adesione di professionisti che intendano agevolarlo», spiega. E aggiunge. «Pur essendo presente nella cronologia della mia pagina Facebook, non è stato più da me condiviso né lanciato, anche se non rinnego quella fase. Costituisce solo testimonianza di una fase del mio percorso politico, risalente all'epoca della sua pubblicazione in cui non ero ancora ministro». E poi, dice, «in quel video sottolineavo soltanto la possibilità di poter avere un primo incontro di consulenza gratuito, per poi comunque stabilire il compenso da pattuirsi con il cliente o preventivare l’esborso complessivo in relazione alla tipologia di contenzioso da intraprendere».
Quindi Bonafede ha tenuto a sottolineare di aver chiesto «immediatamente all’associazione Rousseau di provvedere all’individuazione di un altro referente per la funzione dello “Scudo della rete”, fatto che è accaduto nella maniera più tempestiva possibile». E appunto di aver «costruito con la categoria degli avvocati un rapporto estremamente costruttivo e propositivo, pur trovandoci a volte in disaccordo su vari temi. Laddove ho ritenuto di aver sbagliato mi sono anche scusato con loro», ha aggiunto, «e mi sono fatto carico di portare all'attenzione della maggioranza l’introduzione dell’avvocato in Costituzione: dunque non ci possono essere dubbi sul rispetto che io ho della dignità degli avvocati, che considero un valore alla base della democrazia» . Conte non si è detto soddisfatto, ha parlato di «difesa d’ufficio» pronunciata dal ministro e ha spiegato di intravedere dietro quel caso il tentativo di attentare «a un altro corpo intermedio, quello delle professioni libere, delle professioni intellettuali, degli avvocati».
Ma anche un ex sottosegretario alla Giustizia come Cosimo Ferri, deputato del Pd, ha rivolto ieri la propria attività ispettiva nei confronti dell’attuale guardasigilli, con una interrogazione in cui ha espresso preoccupazione per il sovraffollamento carcerario» e ha chiesto di puntare «sulle misure alternative, su tutta quella politica che era contenuta nella riforma dell'ordinamento penitenziario che lei, invece, ha affossato». In questo caso Bonafede ha risposto di aver già individuato progetti, previsto assunzioni e stanziato risorse per l’esecuzione penale esterna. In particolare «4 milioni di euro per il 2017, 7 milioni per il 2018 e 10 per il 2019». Ha quindi polemizzato a sua volta con Ferri con un richiamo alla ormai compianta riforma: «È stata affossata dal precedente governo, che ha fatto un passo indietro prima delle elezioni, e poi uno avanti dopo il voto».