«Ora Rosy Bindi si trincera dietro la privacy. Mi pare che non si voglia arrivare in fondo, ma solo colpire la libera muratoria». Dopo la presentazione della relazione della Commissione parlamentare antimafia sui rapporti tra mafia e massoneria, il Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia, Stefano Bisi, si scaglia contro la presidente, denunciando quella che chiama «emergenza democratica» ed il pericolo di un ritorno alle leggi liberticide del fascismo in nome della trasparenza. Una trasparenza che la commissione vuole inseguire proponendo di cancellare la segretezza delle logge, ovvero quella privacy che oggi le impedirebbe di fare i nomi dei massoni mafiosi. Un elenco di sei persone, delle quali solo due sarebbero ancora “fratelli”, su un totale di 193 processati ( e quasi tutti prosciolti o assolti) in 26 anni. Numeri, dice Bisi al Dubbio, che smentiscono il quadro a tinte fosche tratteggiato da Bindi e colleghi, ai quali chiede: «Ditemi chi sono, così potrò prendere provvedimenti».

Dottor Bisi, cosa ci dice la relazione?

Che le conclusioni della Commissione sono pericolose per la democrazia. Dire che le norme fasciste del ‘ 25 sono state giudicate positivamente in chiave di trasparenza e di chiarezza da illustri giuristi deve preoccupare i cittadini italiani. Allora solo Gramsci si rese conto che quella proposta, che era contro la massoneria, in realtà mirava a colpire tutte le libertà.

Ma il rischio di infiltrazione delle mafie nella massoneria è reale?

Che ci siano tentativi di infiltrazioni è possibile: un’indagine della Dda di Reggio Calabria ci dice che hanno provato a infiltrarsi anche nella commissione antimafia. Noi facciamo il possibile per evitare, è nel nostro interesse. E credo che il nostro sistema di controllo sia molto efficace.

Tra le contestazioni c’è quella di aver negato che la chiusura di alcune logge in Calabria sia avvenuta per infiltrazioni. Come risponde?

Non rispettare le regole vuol dire non rispettare la Costituzione del grande oriente, che è in linea, ovviamente, con quella della Repubblica. Quando vennero chiuse le logge in Calabria non ero Gran Maestro, successivamente sono state analizzate le comunicazioni, le ispezioni fatte dai fratelli e si è deciso di chiuderle. Questo vuol dire che rispettiamo le nostre regole, senz’altro più ferree di quelle di altre associazioni e altri partiti che Bindi conosce meglio di noi per averli frequentati.

Se conoscesse i nomi di questi massoni condannati per mafia, prenderebbe provvedimenti?

Sì, ma si rifiutano di dirci chi sono, dicendo di poter fare il loro nome. Nemmeno a me che sono il Gran Maestro e so già chi sono i fratelli? È ridicolo. Prima dicono che la privacy per questo tipo di attività non c’è e poi si trincerano dietro essa. Allora mi pare che non si voglia arrivare in fondo, ma colpirci. Abbiamo chiesto formalmente di conoscere questi nomi con una lettera indirizzata a Bindi, ma non ci ha risposto.

Cosa può dire sulla vicenda di Castelvetrano, considerata come punto di partenza di questa indagine?

Che c’è la presunzione di colpevolezza per tutti. È vero che c’erano due assessori iscritti al Grande Oriente, che il ministero dell’Interno aveva giudicato impresentabili, ma il tribunale civile di Marsala ha ribaltato questo giudizio, dicendo che la partecipazione all’associazione massonica è un fatto irrilevante ai fini della incandidabilità e affermando che i rapporti tra mafia e massoneria restano mere supposizioni. Ma la cosa più preoccupante è quando dicono di voler modificare legge Spadolini- Anselmi, anzi dicono solo Spadolini, perché sarebbe un’offesa ad Anselmi accomunarli. Quindi si offende un padre della Repubblica qual è Spadolini? È imbarazzante.

Un ex Gran Maestro, Giuliano Di Bernardo, ha però confermato l’infiltrazione.

Di Bernardo era un fratello coperto, come da sua esplicita richiesta scritta, che non ha mai informato l’allora giunta del Goi delle informazioni in suo possesso. Abbiamo deciso di intraprendere azioni legali nei suoi confronti per queste tardive informazioni. Le nostre liste, invece, sono trasparenti, chiare e i nostri registri tenuti bene, come hanno visto. Non ci sono né logge coperte, né fratelli coperti. Fu Armando Corona, Gran Maestro nel 1982, a fare pulizia. Di certo non Di Bernardo.