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«È stata approvata in parlamento la legge Cartabia: un passo in avanti di grande importanza circa i temi della giustizia. Nella fase conclusiva si è arrivati a un compromesso, che non cambia la sostanza del testo varato dal governo Draghi. Anche in questa circostanza il Presidente del consiglio ha dimostrato di non essere solo un alto garante dei "conti" del Paese e della sua credibilità internazionale, ma un sapiente politico, in grado di confrontarsi con una dialettica forte e inevitabile nella maggioranza così variegata che lo sostiene». Lo scrive l’esponente del Pd, Goffredo Bettini, in un intervento sul "Foglio", nel quale annuncia che firmerà per alcuni dei quesiti sulla giustizia proposti dai Radicali. Sulla giustizia, osserva, «servirebbe certo una riforma complessiva. Eppure, come spinta al dibattito e all’azione concreta ho annunciato da tempo che avrei firmato alcuni referendum proposti dai radicali (...) Sicuramente firmerò il referendum che riguarda la custodia cautelare. Così come mi pare sensata l’abrogazione della legge Severino in materia di candidabilità e di divieto di ricoprire cariche elettive e di governo, ben prima di un accertamento definitivo di responsabilità. Infine, seppure è un tema aperto e controverso, ritengo che la separazione delle carriere nella magistratura garantisca una maggiore terzietà del giudice, nel corso del processo, determinando un equilibrio paritario tra accusa e difesa. Appare a me, invece, allo stato attuale non condivisibile l’azione diretta di risarcimento nei confronti dei magistrati qualora si evidenziasse per l’imputato un danno materiale e morale ingiusto, che va sanato in forme diverse». «Sugli altri quesiti posti dai referendum - scrive ancora Bettini - penso ci siano spazi più facilmente praticabili in sede parlamentare. Non mi sfugge affatto che i referendum siano diventati una clava politica strumentale, in particolare per quanto riguarda la Lega. Ciò non toglie le ragioni, ma anzi le fortifica, di un impegno libero e schietto da parte della sinistra; perché è a tutti chiaro che la Lega nella sua medesima natura non ha nulla a che fare con i principi di tutela delle libertà personali e di quelli sinceramente liberali. La sua storia lo dimostra: l’esposizione dei cappi in parlamento, il respingimento degli immigrati indifesi, il fomentare la paura populista nei confronti dell’altro, il legittimare l’uso delle armi anche quando non è necessario. Proprio per questo, guai a lasciare a loro gli ideali che sono nostri; propri di una sinistra innovativa, moderna, critica e libertaria», conclude Bettini.