Se il governo è riuscito, in extremis, ad approvare il decreto portante della riforma dell’ordinamento penitenziario, il merito – oltre alla volontà del ministro della Giustizia Andrea Orlando – lo si deve allo sforzo del Partito radicale e in particolare a Rita Bernardini, che attraverso lunghi scioperi della fame ha esercitato pressioni per portare a termine il tortuoso iter della riforma.

Utilizzando una sua espressione, in “zona cesarini plus” il governo ha approvato il decreto attuativo della riforma già sottoposto al parere delle commissioni Giustizia. In molti avevano perso le speranze. E lei?

Sinceramente mi sono incazzata un bel po’ di volte perché avevo ben presenti i tempi, che ho monitorato assieme ai miei compagni del Partito radicale fin dall’avvio nel 2015 degli Stati generali dell’esecuzione penale. Ma vengo dalla scuola pannelliana dello “spes contra spem”: come avrei potuto perdere la speranza? So che per non perderla, e anche questo è un insegnamento di Marco, occorre dotarsi via via di strumenti di conoscenza, che sono l’elemento essenziale di un’iniziativa nonviolenta.

Ora il decreto attuativo, trascorsi i 10 giorni di tempo, potrà essere approvato definitivamente anche in assenza dei pareri. Qualcuno parla di strappo istituzionale.

Avrei preferito che la riforma penitenziaria fosse approvata entro la passata legislatura: sarebbe stato certamente molto meglio, ma non c’è alcuna ragione che stia dalla parte dello “strappo istituzionale” visto che questo primo decreto attuativo della legge delega approvata nel giugno 2017 ha già passato un primo importante vaglio delle commissioni Giustizia di Camera e Senato e che manca solo questo ultimo passo che sarà compiuto dalla istituenda commissione speciale, bicamerale, per l’esame degli Atti del governo, prevista dal regolamento nelle more della formazione delle commissioni permanenti nel nuovo Parlamento. Questa commissione, che avrà l’equilibrio rappresentativo della nuova realtà venutasi a formare con le elezioni del 4 marzo, riceverà il decreto così come è stato approvato dal Consiglio dei ministri e avrà 10 giorni per dire la sua, dopodiché il governo attualmente in carica può approvare il testo che riterrà più opportuno perché i pareri delle commissioni sono obbligatori ma sempre non vincolanti per l’esecutivo. Tutto scritto nella legge delega, non è un’invenzione né un escamotage mio, di Orlando o di Gentiloni.

Quali sono gli aspetti positivi di questo decreto?

Restituisce alla pena la sua funzione costituzionale, e in questi tempi bui per la democrazia non è poco. Riconsegna dignità e ruolo al magistrato di sorveglianza, da anni costretto dal legislatore a negare diritti anche a quei detenuti che si rendono protagonisti di esemplari percorsi di riabilitazione. Inoltre dà maggiore sicurezza alla collettività, oggi sempre più minacciata da persone che escono dal carcere peggiori di come sono entrate semplicemente perché l’ozio unito a trattamenti disumani e degradanti non può che dare risultati nefasti, a differenza delle misure alternative; che sempre pene sono, ma sicuramente più risocializzanti.

Quelli negativi?

Non si è avuto il coraggio – ma era un limite della delega – di consentire a tutti i condannati il percorso previsto dalla Costituzione. Chi è condannato per reati di mafia o terrorismo continua a essere escluso da quanto espressamente previsto dall’articolo 27 e quindi privato di qualsiasi possibilità di riscatto.

La riforma, una volta approvata definitivamente e firmata dal presidente Mattarella, sarà comunque incompleta.

Rimangono fuori aspetti fondamentali per un’esecuzione penale legale, come il lavoro e l’affettività, la giustizia riparativa nei confronti delle vittime dei reati, l’amministrazione penitenziaria minorile e le misure di sicurezza.

Il nuovo Parlamento sarà composto prevalentemente da forze, come M5s e Lega, che hanno una visione carcerocentrica: il Partito radicale come affronterà questo scenario?

Siamo pronti ad accedere alle giurisdizioni superiori per denunciare le continue macroscopiche violazioni del diritto così come stiamo per lanciare un pacchetto di proposte di legge di iniziativa popolare sui temi della giustizia e dell’esecuzione penale così come delle inderogabili riforme istituzionali dell’attuale sistema italiano.