«Mai più bambini in carcere!», ha detto la ministra Marta Cartabia con forza. È stata indubbiamente di grande spessore la scorsa audizione della guardasigilli in commissione infanzia. La volontà è quella di superare “idealmente” l’incarcerazione dei bimbi. In realtà è un obiettivo fattibile e non ideale. Da tre anni giace la proposta di legge Siani che però è rimasta arenata in commissione giustizia. Una proposta che può azzerare per sempre la presenza dei bimbi dietro le sbarre.

Un appello alla ministra Cartabia per avere risposte concrete

Se non si accelera l’iter per l’approvazione, c’è il concreto rischio di buttare all'aria tre anni di impegno da parte delle istituzioni e di tutte le associazioni. Giustizia per i diritti – Cittadinanzattiva e A Roma insieme Leda Colombini, da tempo tengono viva l’attenzione pubblica e delle istituzioni affinché si approvino misure efficaci che consentano di mettere fine in via definitiva al fenomeno dell’incarcerazione dell’infanzia. Per questo lanciano un appello alla guardasigilli, chiedendo di lavorare alla costruzione di risposte di sistema perché il numero dei bimbi – nonostante la diminuzione rispetto agli anni precedenti - può tornare a crescere.

La proposta di legge di Paolo Siani è rimasta nel limbo

Paolo Siani, pediatra e capogruppo del Pd in commissione Infanzia, è stato sia il primo firmatario di un emendamento alla Legge di Bilancio per la creazione di un Fondo per l’accoglienza delle madri detenute con i propri figli, al di fuori delle strutture carcerarie, sia della proposta di legge che è rimasta nel limbo della commissione Giustizia. Quest’ultima è volta al superamento dei profili problematici della legge 62/2011, la norma che dieci anni fa ha istituito gli Istituti a custodia attenuata per detenute madri (Icam) per impedire che bambini varchino la soglia del carcere. La proposta, se venisse approvata, eviterebbe che per le madri si aprano le porte del carcere ma individuerebbe nelle case famiglia protette la soluzione ordinaria. Solo dove sussistano esigenze cautelari di eccezionale rilevanza il giudice potrà disporre la custodia cautelare in istituto a custodia attenuata per detenute madri (Icam). Quindi solo come extrema ratio.

L'obiettivo è quello di salvaguardare l'integrità psicofisica dei bambini

Se dovesse passare la legge, saranno quindi le case famiglia ad essere privilegiate con l’obbligo del ministero di individuare le strutture adatte. Inoltre, con talune modifiche dell’attuale legge, viene attribuita natura assoluta al divieto di applicazione della misura della custodia cautelare in carcere per donna incinta o madre di bambini di età non superiore a 6 anni con lei convivente (ovvero padre, qualora la madre sia deceduta o assolutamente impossibilitata a dare assistenza alla prole). Secondo la giurisprudenza di legittimità, la ratio del divieto legislativo di applicazione della misura cautelare carceraria in presenza di minori di età inferiore ai sei anni, risiede nella necessità di salvaguardare la loro integrità psicofisica, dando prevalenza alle esigenze genitoriali ed educative su quelle cautelari (entro i limiti precisati), garantendo così ai figli l’assistenza della madre, in un momento particolarmente significativo e qualificante della loro crescita e formazione.

La legge è ferma in commissione Giustizia da luglio 2021

Nelle aule di Montecitorio, da diversi mesi, non si parla più della legge Siani. In commissione Giustizia, l’iter è rimasto fermo al 15 luglio del 2021. Ricordiamo che la ministra della giustizia, in particolare, ha sottolineato che «l’obiettivo ideale deve essere quello di mai più bambini in carcere», perché «anche un solo bambino ristretto è di troppo». In realtà l’obiettivo non è ideale, ma concreto. Un passo importante è proprio la proposta di legge Siani “in materia di tutela del rapporto tra detenute madri e figli minori”. Solo in questo modo si possono introdurre significative modifiche normative di natura sostanziale e processuale: tutto ciò rappresenterebbe un passaggio cruciale per superare in via definitiva il fenomeno dell’incarcerazione dei bambini.