Una delegazione di avvocati ha visitato il carcere di San Vittore a Milano. La delegazione era composta dal presidente dell’Ordine degli Avvocati di Milano Antonino La Lumia, dai consiglieri dell’Ordine Ettore Traini, Michele Iudica e Antonio Finelli, dalla presidente della Camera Penale di Milano Valentina Alberta, dai membri del direttivo della Camera Penale Paola Ponte e Federico Riboldi, da Stefania Amato dell’Osservatorio Carcere Ucpi e dall’avvocato Alessandro Giungi insieme a esponenti politici, i parlamentari Sandro Sisler (FdI), Antonella Forattini (Pd) Celestino Magni (AVS) e la consigliera di Regione Lombardia Paola Pollini (5 Stelle).

La visita alla Casa circondariale di San Vittore, si legge in una nota dell’Ordine degli Avvocati e della Camera Penale di Milano, «restituisce quello che ci si aspettava e che è sempre stato descritto, senza infingimenti, da chi presta la propria attività lavorativa in condizioni oggettivamente insostenibili. Sovraffollamento, struttura in parte fatiscente, un elevatissimo numero di detenuti problematici per ragioni di dipendenza, di disagio psichico, di disagio sociale, a fronte di una carenza di personale che difficilmente potrà essere colmata dai recenti provvedimenti. Inoltre il caldo, le sezioni chiuse in attuazione della circolare che ha di fatto ridotto al minimo la vigilanza dinamica, le attività a regime ridotto».

Oggi, ricordano gli avvocati, «San Vittore è l’istituto di pena con il più alto indice di sovraffollamento in Italia. Attualmente vi si trovano 1.007 detenuti, a fronte di una capienza effettiva di 450. Più della metà dei detenuti, circa 650, ha dipendenze da sostanze stupefacenti e/o farmaci, mentre circa 200 detenuti soffrono di un disagio psichico certificato. Sono 650 i detenuti certificati con dipendenze, 262 in trattamento psichiatrico o psicologico e 25 a rischio suicidio medio-alto. Un sistema al collasso che in questi primi giorni di agosto ha visto aumentare il numero degli ingressi, soprattutto persone senza fissa dimora».

«Un’esperienza toccante e drammatica - commenta il Presidente dell’Ordine degli Avvocati di Milano Antonino La Lumia - attraverso i numeri raccontiamo storie di persone. La risposta dello Stato deve stare nel perimetro del dettato costituzionale, affinché sia data piena applicazione all’art. 27. Gli operatori lavorano in condizioni estreme e fanno un lavoro davvero straordinario. Il Dl Carceri inizia a dare i suoi frutti, è un primo passo, ma non è ancora sufficiente. L’azione politica deve trovare più coraggio e visione». E Valentina Alberta, presidente della Camera Penale di Milano, aggiunge: «Il carcere non può sopperire alle mancanze dei servizi territoriali e farsi carico senza limiti del disagio esterno. Occorre prendere atto del fatto che le condizioni di detenzione sono decisive perché pena e cautela siano umane e non generino ulteriore recidiva. Va dunque messo un limite ai posti disponibili negli istituti penitenziari. Occorre una norma di chiusura che eviti il superamento di questa soglia a tutela della dignità della detenzione e della civiltà del Paese».