«Il Governo e la sua maggioranza hanno modificato l’iniziale proposta sulla improcedibilità, hanno attenuato i vistosi difetti di quell’impianto, che però resta insoddisfacente perché legato ad una opzione in favore di una soluzione sistematicamente inaccettabile». A dirlo è il presidente dell’Anm Giuseppe Santalucia nella sua relazione in apertura della riunione odierna del direttivo del sindacato delle toghe, affrontando il tema della riforma del processo penale, con gli emendamenti del Governo in materia di prescrizione e improcedibilità, approvata dalla Camera e che ora arriverà al vaglio del Senato. «Vedremo nei prossimi giorni - ha aggiunto Santalucia - se, come sembra facile preconizzare, l’esigenza governativa di rispettare un calendario delle riforme a tappe sostanzialmente forzate prevarrà sul bisogno avvertito anche da buona parte dell’Accademia di rimediare alla irrazionalità di quella scelta». «Non è previsto che lo Stato abdichi alle sue prerogative se vengano superati tempi ragionevoli per l’accertamento dei reati. È agevole prevedere che la Corte europea dei diritti dell’uomo avrà modo di censurare l’ibrido istituto della prescrizione processuale», incalza il segretario generale dell’Anm, Salvatore Casciaro, intervenendo durante la riunione del "parlamentino". «La ministra Cartabia - aggiunge - ritiene, quella sull’improcedibilità, una disposizione di civiltà che riallineerà il processo penale agli standard europei fissando tempi certi di definizione del giudizio. Ma l’articolo 6 Cedu individua il processo come mezzo al fine, sicché la ragionevolezza dei tempi è funzionale all’accertamento "sul fondamento di ogni accusa in materia penale"».

Riforma del Csm

Il presidente Santalucia ha quindi sollecitato un urgente intervento di riforma del Csm: «Sappiamo che la Ministra della giustizia ha espresso più volte la convinzione dell’urgenza della riforma, sottolineando che "qualcosa si è rotto nel rapporto tra magistratura e popolo" e che pertanto "occorre urgentemente ricostruirlo". E allora una riforma dell’ordinamento giudiziario e del sistema elettorale del Csm è improcrastinabile - dice. L’attuale legge elettorale, varata circa venti anni fa col dichiarato intento di scardinare le correnti, ha finito col rafforzare e favorire il correntismo. È una legge che ha dato cattiva prova, che ha concorso a non pochi guasti». «Il tempo c’è ancora, ma non è infinito perché l’attuale consiliatura si accinge ad entrare nell’ultimo anno della sua esperienza», ricorda. «Credo allora che possa e debba chiedersi al ministro, al governo e alla politica di fare in fretta, dicendo con chiarezza che non si può andare al rinnovo del Csm senza aver provveduto a eliminare i fattori di rischio di una ulteriore delegittimazione dell’organo consiliare». «Non è un azzardo dire - prosegue Santalucia - che, siccome l’attuale legge ha prodotto frutti avvelenati, il tema di quale debba essere il modello elettorale da privilegiare in sostituzione di essa rischia di essere secondario di fronte all’urgenza di una riforma pur che sia, alla condizione, ovviamente, della compatibilità costituzionale. È un paradosso, ma rende efficacemente l’idea, che a me pare dovrebbe trovarci tutti d’accordo, di una necessità non eludibile, di una necessità rafforzata di riforma».

Riforma del processo civile

«Non mi pare realistico sperare che si possano abbreviare del 40% i tempi dei processi contando soltanto sul potenziamento delle Adr, per il vero non così significativo, e sulle misure di riorganizzazione degli uffici giudiziari, e quindi sulla nuova strutturazione dell’ufficio per il processo», spiega invece Santalucia parlando della riforma del processo civile che la prossima settimana arriverà all’esame dell’Aula del Senato. «Il timore è che riversando l’intero carico di attese e di speranze di un così robusto efficientamento della giustizia civile soltanto su questi due capitoli della riforma, e in particolare sulla nuova fisionomia dell’ufficio per il processo, li si consegni a un futuro assai incerto, in qualche modo ponendo le condizioni per registrarne in breve tempo il fallimento», afferma il leader del sindacato delle toghe, sottolineando che «siamo tutti consapevoli dell’importanza delle riforme, che sono per la gran parte necessitate dall’urgenza di venir fuori da una crisi di portata eccezionale, e che ci si debba predisporre costruttivamente, rifuggendo da atteggiamenti di preconcetta chiusura alle innovazioni e personalmente penso anche che occorra coltivare un cauto e razionale ottimismo, per tenere a bada le pur comprensibili tendenze al disincanto». Ma, aggiunge, «l’ottimismo non può essere ingenuo, va sostenuto con il necessario realismo, perché solo in tal modo si impedisce che l’entusiasmo riformatore si faccia in breve tempo pericolosa illusione». La magistratura, secondo Santalucia, «dovrà fare la sua parte affinché gli strumenti messi a disposizione possano essere utilizzati nel miglior modo possibile: in termini di ampliamento delle risorse, il reclutamento di oltre 8mila addetti da destinare all’ufficio per il processo non è poca cosa, e occorrerà nel breve tempo ragionare sulla allocazione migliore all’interno degli uffici, per sfruttare nella massima misura le potenzialità della nuova organizzazione. E però - ha concluso - l’ufficio per il processo deve essere una delle plurime soluzioni da dare all’annoso problema dei tempi della giustizia civile, perché non è, purtroppo, una formula magica».