«Rispetto nei confronti del ruolo dell’avvocato». Affermazione da parte di «un ceto politico pronto a rivendicare il proprio ruolo di tutore dei principi fondamentali posti dalla nostra Costituzione, come il diritto alla difesa». Capacità di «affrancarsi dalla ‘ autorevolezza economica’ esercitata dai committenti finanziari». Sono i segnali che il presidente del Cnf Andrea Mascherin coglie nella svolta del governo sull’equo compenso. Il provvedimento predisposto dal ministro della Giustizia Andrea Orlando proprio insieme con il Consiglio nazionale forense sarà all’esame del Consiglio dei ministri di lunedì prossimo.

Una decisione che il vertice dell’organismo istituzionale dell’avvocatura definisce «non scontata» proprio visto il peso dei poteri rispetto ai quali il ddl pone un argine. E che, se da una parte suggerisce a Mascherin di invocare una guardia alta contro il rischio che vi siano «importanti tentativi» di ostacolare l’iter parlamentare, dall’altra impone, a suo giudizio, il riconoscimento dei meriti di chi, nell’esecutivo, ha sfidato anche queste possibili resistenze.

In un lungo comunicato il presidente del Cnf definisce dunque «importantissima» la calendarizzazione del ddl sull’equo compenso «per la prossima settimana». Nel Consiglio dei ministri fissato per lunedì prossimo quello sulle prestazioni legali sarà l’unico disegno di legge all’ordine del giorno. A dare significato e importanza alla decisione non sono tanto «i risvolti di carattere economico» ma appunto il valore in termini costituzionali, sociali e di coraggio politico. Una coraggio che Mascherin attribuisce a tutti i protagonisti di questa iniziativa. «Un riconoscimento va al ministro Andrea Orlando», rileva innanzitutto il vertice dell’avvocatura, «che assieme al Cnf ha voluto disegnare un testo di legge sul presupposto secondo cui l’indebolimento anche economico del ceto forense porta a mettere in discussione l’esistenza stessa di uno Stato fondato sul diritto». Il presidente del Cnf ricorda anche come «Orlando già in tempi assai meno recenti» avesse preso le distanze «da una visione che definì ideologicamente preconcetta nei confronti dell’avvocatura». Così come, dice Mascherin, «il riconoscimento va al sottosegretario Gennaro Migliore, che si è convintamente e silenziosamente impegnato, e continua ad adoperarsi, per attuare questa parte del programma del ministero della Giustizia». Secondo il presidente del Cnf va rimarcato ancora «il ruolo fondamentale della sottosegretaria alla Presidenza del Consiglio Maria Elena Boschi, che si era impegnata a promuovere la calendarizzazione a breve del ddl in Consiglio dei ministri». Lo aveva fatto proprio in occasione di un recente incontro con il presidente del Cnf, come ricorda lo stesso Mascherin. In quella circostanza Boschi «ebbe modo di affermare la propria condivisione sul progetto di legge, come a suo tempo ebbe modo di affermarla l’allora presidente del Consiglio Matteo Renzi». Ovviamente, aggiunge il vertice dell’avvocatura istituzionale, «un ruolo importante l’ha sicuramente rivestito, e lo riveste, il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni. Ora attendiamo l’esito del Consiglio dei ministri», si legge nel comunicato, «e continuiamo a riporre fiducia nella politica seria e nei politici in grado di mantenere la parola affinché il percorso parlamentare sia celere», ben sapendo che «vi sono stati e vi saranno importanti tentativi di frenarne l’iter».

Il provvedimento sull’equo compenso per le prestazioni legali richiama anche i parametri fissati con decreto dal ministro della Giustizia. Non sono l’unico elemento sul quale il giudice - dopo aver rilevato l’iniquità dell’onorario riconosciuto a un avvocato da una banca, un’assicurazone o una “grande” impresa - fissa la somma “giusta”. Ma i parametri restano un riferimento fondamentale, e per questo il presidente del Consiglio nazionale forense ricorda come Orlando intenda «proseguire e completare l’esame dei parametri forensi, proposti dal Cnf, entro il mese di agosto, in modo che poi possa seguire velocemente l’ulteriore iter di legge per giungere alla promulgazione del decreto ministeriale. Sono ottimista sul fatto che», dice Mascherin, «anche in quella sede il ministro terrà ferma la sua considerazione per la funzione difensiva».