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“Non tutti si chiamano Mario Mori. L’Italia è piena di Mario Rossi che, coinvolti in una vicenda giudiziaria, non sono in grado di affrontarla. Non hanno i soldi per pagare le spese legali, gli strumenti tecnici per difendersi, il carattere per sopportare lo stress che tutto ciò comporta. Perciò ho deciso di mettere il mio nome su questa legge”. Con queste parole ieri mattina I’ex generale dei Carabinieri Mario Mori, già comandate dei Ros e direttore del Sisde, ha presentato alla Camera la proposta legislativa contro le odissee giudiziarie “con decadenza automatica dell’azione penale in caso di superamento dei termini definiti”. La ' legge Mori', che verrà inoltrata al ministro della Giustizia, ai parlamentari e all’Anm, è stata presentata unitamente a Giovanni Negri e Riccardo Chiavaroli, rispettivamente creatore e segretario della Convenzione della Marianna, nuova sigla di ispirazione radicale. Con loro l’avvocato torinese Fabio Ghiberti. “Questa legge si propone di migliorare soprattutto i tempi della giustizia e le modalità pratiche di esecuzione delle attività giudiziarie. Non si tratta di norme concepite contro qualcuno, devono essere sviluppate di intesa con tutte le componenti della Giustizia”, ha aggiunto Mori. Il principio cardine della legge, hanno detto i promotori, è “la decadenza automatica dell’azione penale in caso di superamento di termini temporali tassativamente definiti, da rapportarsi all’entità del reato”. Questi i tempi: 10 giorni tra la notizia di reato e l’iscrizione nel registro degli indagati, 18 mesi o 2 anni per l’esercizio dell’azione penale, 2 o 3 anni per la sentenza di primo grado, 2 anni per l’appello, 1 anno per la Cassazione. Nel testo un capitolo è dedicato alle risorse economiche, fondamentali affinché il sistema funzioni. “Il nostro interlocutore sarà l’Anm, a cui chiederemo un incontro”, ha detto Negri. “Discuteremo questa legge con i parlamentari in carica e con i futuri candidati”, ha aggiunto Chiavaroli.
Durante la conferenza è stato presentato il docufilm Il Generale Mori. Un’Italia a testa alta, di Ambrogio Crespi, in cui il generale si racconta in una lunga intervista con Negri. E rispondendo a un domanda di un giornalista su come facesse a mantenersi in forma nonostante le vicende giudiziarie, ha risposto ironico: “Io mi devo curare molto perché devo veder passare tutti i miei nemici, passare anche a miglior vita”.