È stato descritto per giorni come un mostro ma il processo sulla drammatica lite di Fermo potrebbe anche raccontare una verità, almeno in parte, differente. Francesco De Minicis si è assunto l’onere di tutelare Amedeo Mancini, il 39enne che ha provocato la morte del migrante nigeriano Emmanuel Chidi Nnamdi, che ha perso brutalmente la vita martedì 5 luglio. Il legale tiene a rimarcare che «mai come in questo momento emerge il compito difficile, ma necessario, dell’avvocato difensore». La vicenda resta dolorosissima e lascia dietro di sè soltanto vittime, come ha già rimarcato Don Vinicio Albanesi, il presidente della Comunità di Capodarco, nata proprio per supportare i soggetti più deboli e indifesi, come gli africani in fuga da sofferenze e lutti. E pone tanti interrogativi, anche perchè De Minicis, ospite del programma radiofonico “La Zanzara”, aveva già sollevato una riflessione in merito agli insulti pronunciati dal suo assistito, “ispirato” magari inconsapevolmente dai politici che utilizzano un linguaggio troppo rude.Avvocato, Lei ha voluto evidenziare che i giudizi frettolosi spesso sono fuorvianti. A dodici ore dai fatti, questo ragazzo era stato descritto come il peggior delinquente del mondo, su tutta la stampa nazionale. E a Fermo sono arrivati i ministri in processione. Dopo tre o quattro giorni però la sua posizione si è molto ridimensionata e adesso la misura cautelare parla di un omicidio preterintenzionale con provocazione.Perchè ritiene che emerga con forza il ruolo del legale? Il diritto di difesa va garantito a ogni cittadino, anche al più antipatico o al più brutto. Un valore che ha un peso e una funzione importante nel nostro ordinamento. Il lavoro, a volto anche duro, degli avvocati può compensare il rischio di gravi ingiustizie. E non lo dico certo per incensarmi.La posizione di Amedeo Mancini resta comunque grave, se non compromessa, tanto che è stato riconosciuto il rischio che potesse reiterare il reato. Una condanna penale resta possibile e arriverà o meno dopo l’inchiesta e le indagini. La pronuncia potrà andare da un minimo, che è il riconoscimento della legittima difesa, a un massimo, che è l’omicidio preterintenzionale appunto.Il suo assistito come sta affrontando le gravi accuse?È distrutto e con il passare dei giorni prende coscienza dell’accaduto. È un ragazzo con strumenti culturali modesti e una situazione economica, e perfino abitativa, delicata.È anche per questo che non avete chiesto con insistenza i domiciliari? Non avrebbe saputo dove andare. Non ha una sistemazione adeguata, spesso fa fatica a mettere di fila il pranzo e la cena. È tra gli ultimi della terra, esattamente come quel poveretto che è morto.Ha puntato il dito contro la stampa, che avrebbe descritto la realtà in modo parziale e ingannevole. Fa rabbia pensare che è stato dipinto come un estremista di destra e soprattutto come un ricco allevatore, che avrebbe avuto addirittura un’ottantina di tori nella sua azienda zootecnica. I suoi unici beni corrispondono a un terzo della sua casa, che ha un appezzamento di terreno attorno. Proprietà che si è peraltro offerto di donare alla vedova.Da Mancini sono arrivate comunque delle ammissioni parziali in merito alla condotta tenuta nel corso della lite.Si sente responsabile moralmente ma non giuridicamente di quanto è accaduto. Sostiene che Emmanuel ha tentato di ammazzarlo, lanciandogli addosso un segnale stradale che pesava 22 kg. Ha ammesso inoltre di avere detto una cosa stupida.Come commenta le parole di Don Vinicio Albanesi?«È una carissima persona, che peraltro conosco molto bene. Inizialmente ho ritenuto i suoi commenti un po’ bruschi e frettolosi, poi domenica sera il suo intervento è stato improntanto a una maggiore tolleranza e quindi l’ho apprezzato maggiormente».Cosa gli rimprovera, in particolare?«Penso però che abbia avuto l’ingenuità di credere ciecamente alle dichiarazioni della ragazza. È ovvio che se le parole della compagna di Emmanuel fossero state vere al centro per cento, avrebbero comunque giustificato quelle dichiarazioni. Ma con il senno di poi, ritengo che avrebbe dovuto contare fino a tre prima di indire una conferenza stampa».