Domenica sera, nel carcere Lorusso e Cutugno si è consumata l’ennesima tragedia che ha rigettato un'ombra ancora più cupa sul già tormentato mondo penitenziario. Alvaro Nunez Sanchez, un 31enne ecuadoriano detenuto dall'estate scorsa per il tentato omicidio del padre, ha concluso il proprio tormento in un atto di disperazione estrema. L’aggravante è che non doveva stare in carcere, visto che doveva essere ospite di una Rems, la residenza dedicata all’esecuzione della misura di sicurezza.

La scena si è consumata intorno alle 20:20, quando il giovane Nunez Sanchez ha trovato la propria fine all'interno della sua cella. Utilizzando un lenzuolo come cappio, ha assicurato il macabro strumento alle sbarre della finestra, lasciando dietro di sé una scia di angoscia e tristezza. Gli agenti della polizia penitenziaria, giunti sul luogo, hanno ricostruito gli eventi con sgomento, testimoniando la sua terribile decisione. Ciò che rende questa tragedia ancora più straziante è il fatto che Nunez Sanchez era un soggetto definito “psichiatrico”, giudicato incapace di intendere e di volere. Era in attesa di essere trasferito in una Rems. Il suo nome era in lista d'attesa, pronto a trovare sollievo e assistenza in un ambiente più adatto alle sue necessità.

Tuttavia, prima che potesse giungere quella occasione, la disperazione ha avuto il sopravvento, portandolo a compiere l'irreversibile. Il caso delle persone illegalmente in carcere, perché in lista di attesa, è frequente. In diversi casi, il nostro Paese è stato condannato dalla Corte Europea di Strasburgo. Poco prima dell'atto estremo di Nunez Sanchez, tre agenti sono rimasti feriti nel Padiglione B, in seguito all'aggressione di un altro detenuto. Questo episodio è stato segnalato da Leo Beneduci, segretario generale del sindacato Osapp, esprimendo il suo sgomento riguardo alla situazione critica che sta affrontando il carcere di Torino. Chiede un intervento tempestivo da parte delle autorità competenti, affinché si possa porre fine a questa spirale di tragedie.