La tragica lista dei morti in carcere continua ad allungarsi e il caldo di queste settimane acuisce una situazione già molto compromessa. Domenica è deceduto Paolo Ledda, farmacista di Alghero di 57 anni, nel carcere di Cagliari- Uta, dove era stato trasferito da Sassari perché solo nel penitenziario del capoluogo c’è il Servizio di assistenza intensiva. Maria Grazia Caligaris, la presidente di Sdr, Socialismo diritti riforme, nel dare la notizia denuncia le condizioni dei detenuti che hanno problemi psichiatrici come Ledda “tenuti inermi nelle celle con psicofarmaci”. Nell’ultima settimana, poi, si sono registrati altri tre suicidi. Sempre domenica un detenuto di 25 anni, originario di Noto, si è suicidato nel penitenziario di Ragusa. Subito dopo avere appreso la notizia, gli altri reclusi dei tre piani del reparto penale hanno inscenato una protesta battendo e lanciando oggetti nei corridoi. Venerdì è stata la volta di un detenuto marocchino di 47 anni che si è tolto la vita a Sollicciano, mentre il giorno prima a Parma sarebbero stati vani i tentativi del compagno di cella per salvare un uomo di 42 anni che aveva inalato il gas del fornelletto. E così dall’inizio dell’anno, secondo le statistiche di Ristretti Orizzonti aggiornate al 17 luglio, sono 39 i suicidi, per un totale di 81 decessi in carcere.

I garanti continuano a denunciare le condizioni di invivibilità delle nostre carceri, dovute soprattutto al sovraffollamento e alle precarie condizioni igienico- sanitarie dei penitenziari. Il Garante del Lazio, Stefano Anastasìa, ricorda che le condizioni metereologiche «rasentano i limiti della sopportabilità umana negli istituti penitenziari che presentano condizioni di sovraffollamento. Inoltre, bisogna considerare che i tassi di affollamento calcolati in base alla “capienza regolamentare” dei singoli istituti già comunque superiori al 100% in due strutture su tre nel nostro Paese, non sono sufficienti da soli a rendere conto con precisione della situazione effettivamente presente». Infatti, come più volte ribadito da Il Dubbio, bisogna considerare i posti effettivamente disponibili. A questo proposito il Garante Anastasìa ricorda che «alla data del 30 giugno, secondo i dati del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, sono oltre 3.600 i posti complessivamente non disponibili negli istituti penitenziari a causa di degrado, lavori di ristrutturazione e riammodernamento in corso, esigenze di sicurezza, igienico sanitarie o logistiche.

I tassi di affollamento andrebbero calcolanti conseguentemente e con più attinenza alla realtà in base al numero effettivo di posti disponibili e in tal caso il dato medio nazionale passa dal 112% al 121%. Infatti, laddove si analizzano con maggiore approfondimento e articolazione le singole situazioni emerge che in poco meno della metà degli istituti penitenziari i tassi di affollamento effettivi superano il 125% e sono ben 32 quelli in cui i valori superano il 150%. In particolare, ve ne sono alcuni, come San Vittore a Milano, Foggia, Busto Arsizio ( 2), Monbello di Brescia, Como, Bari, Pesaro e Verziano di Brescia dove centinaia di persone sono stipate in strutture che presentano tassi di affollamento superiori al 170%».

E a proposito dell’ondata di caldo il Garante calabrese, Luca Muglia, ha inviato una nota al Provveditore regionale dell’Amministrazione penitenziaria, ai Direttori degli istituti penitenziari, al Capo del Dap e ai Presidenti dei Tribunali di sorveglianza. Il Garante Muglia ha chiesto di «adottare una serie di misure per alleviare la sofferenza dei detenuti come la sospensione delle ore d’aria dalle 13.00 alle 15.00 e il loro spostamento nel tardo pomeriggio;

la rimodulazione degli orari di permanenza all’aria aperta, evitando le ore più calde e valutando lo slittamento in avanti delle ore d’aria pomeridiane; l’apertura delle porte blindate delle camere detentive nelle ore notturne per implementare la circolazione dell’aria ed ottenere maggior refrigerio; l’eliminazione di schermature e pannelli in plexiglass sulle porte di accesso delle camere detentive o sulle sbarre delle finestre esterne; il collocamento e/ o il potenziamento, nei cortili di passeggio, di punti idrici a getto o di nebulizzatori; la possibilità di acquistare, tramite l’impresa di mantenimento o la lista della spesa, ventilatori a batteria di dimensioni ridotte; la possibilità di fare la doccia anche durante le ore notturne; la previsione di interventi suppletivi per la carenza di acqua; la presenza di menù giornalieri che contemplino alimenti più adeguati alla stagione estiva; l’ampliamento della possibilità di utilizzare frigoriferi nei reparti detentivi; l’incremento della corrispondenza telefonica quale forma di prevenzione a fronte di situazioni di rischio legate al maggiore disagio psicologico; la disinfestazione dei luoghi e la verifica del corretto funzionamento della rete fognaria laddove siano state segnalate o ravvisate problematiche specifiche» .