Discussione accesa l’altro giorno in plenum sul parere, da inviare al ministro della Giustizia Andrea Orlando, elaborato dalla sesta e dalla settima commissione del Csm in relazione al decreto legge in materia di protezione internazionale. Decreto che, come noto, per “ottimizzare i tempi” elimina l’appello in caso di diniego dello status di rifugiato e introduce la videoconferenza per il richiedente asilo. “La contemporanea e diffusa compressione delle garanzie del richiedente asilo fa ritenere non adeguato il sistema disegnato dal legislatore: la previsione in tema di struttura del giudizio richiede come necessaria l’introduzione si legge nel parere con cui il Csm boccia il decreto - di un procedimento innanzi al Tribunale non meramente cartolare in cui sia resa obbligatoria l’audizione del richiedente. La previsione in tema di non reclamabilità della decisione assunta dal giudice, ai fini della sostenibilità sotto il profilo della effettività del diritto di difesa, impone di garantire la massima espressione dei diritti personali e di difesa nell’unico grado di giudizio di merito”. Inoltre “la previsione della eliminazione dell’appello può comportare l’afflusso in Cassazione di un numero eccezionale di nuovi ricorsi, con un incremento dei carichi di lavoro difficilmente sostenibile dal giudice di legittimità”. Nella discussione è intervenuto il primo presidente della Suprema corte Giovanni Canzio secondo cui “viene compromessa la garanzia del contraddittorio per le persone più deboli: un vulnus al sistema costituzionale, una doppia compressione delle garanzie delle persone più deboli”.

Il consigliere Renato Balduzzi ( laico indicato da Scelta civica) ha sottolineato che “l’audizione del richiedente asilo da parte del giudice dovrebbe rispondere a un principio di fondo: il richiedente è anzitutto una persona, la cui situazione umana va valutata sempre direttamente, guardandolo negli occhi”. E inol- tre “le indubbie esigenze di speditezza di tali procedimenti, anche a garanzia dei diritti dei richiedenti e in vista dell’adempimento da parte loro dei doveri costituzionali, sono prese in considerazione dal decreto con altri strumenti e istituti, che - ha spiegato - non incidono sulle posizioni giuridiche costituzionalmente garantite, in particolare il diritto di difesa: va resa perciò obbligatoria l’audizione del richiedente”. Favorevole al decreto, invece, i laici Pierantonio Zanettin e Maria Elisabetta Alberti Casellati ( FI). “Ho votato contro questo parere in quanto il procedimento per il riconoscimento dello status di rifugiato deve essere celere”, spiega Zanettin, “al fine di evitare che i richiedenti asilo, privi di titolo, permangano a lungo sul territorio nazionale. Va garantito un contraddittorio adeguato alla non particolare complessità delle questioni giuridiche da affrontare ed ai seri problemi di organico dei magistrati italiani, e le misure devono essere accompagnate da un serio programma di rimpatrio dei soggetti non aventi titolo, al fine di scoraggiare viaggi della speranza di migranti economici irregolari. In tale ottica”, spiega il consigliere laico, “non condivido le critiche che sono state portate all’abolizione dell’appello, al rito camerale e alla mancata obbligatorietà della comparizione personale del ricorrente avanti il Tribunale, che inevitabilmente ne appesantirebbero l’iter', ha concluso Zanettin.

Ieri Il Csm ha affrontato un’altra questione generale delicata: l’organizzazione degli uffici inquirenti, per la quale sarà emanata a breve una circolare e di cui ieri si è cominciato a discutere con i capi di tutte le 26 Procure distrettuali d’Italia.