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Il presidente del Consiglio nazione forense Andrea Mascherin e il vice presidente del Consiglio superiore della magistratura Giovanni Legnini hanno firmato ieri mattina un protocollo d’intesa in materia di patrocinio a spese dello Stato nei procedimenti di protezione internazionale.
Scopo è quello di garantire una decisione in tempi celeri sulle richieste di ammissione al gratuito patrocinio per i richiedenti asilo, uniformando - per quanto possibile - le decisioni sul punto da parte dell’Autorità giudiziaria.
La cerimonia si è svolta a Palazzo dei Marescialli in apertura del seminario dal titolo: «I nuovi moduli organizzativi per il diritto alla protezione internazionale: il piano straordinario del Csm», organizzato dal presidente della Settima commissione, il togato Claudio Galoppi.
Un protocollo fra magistratura e avvocatura su questo tema non era più rinviabile. Il flusso migratorio, in particolare dall’Africa sub sahariana, ha subito nell’ultimo anno una crescita esponenziale. Il fenomeno, da straordinario, è diventato ormai strutturare. Ed una delle prime conseguenze è stata la proliferazione dei procedimenti per l’ottenimento dello status di rifugiato. Le novità introdotte con la legge n. 46 dello scorso aprile hanno modificato sostanzialmente la normativa di riferimento. Fra le più rilevanti, per accelerare i tempi della fase giurisdizionale delle procedure di definizione dello status di rifugiato, l’istituzione di sezioni specializzate presso i tribunali del distretto in materia di “immigrazione, protezione internazionale e libera circolazione dei cittadini dell’Unione europea” e la cancellazione dell’appello.
In caso, quindi, di diniego da parte delle commissioni territoriali, si potrà presentare ricorso avanti al giudice in composizione collegiale che dovrà decidere entro 4 mesi. Il decreto, non più appellabile, potrà essere impugnato solo per questioni di legittimità in Cassazione entro trenta giorni.
Il procedimento in tribunale è trattato in camera di consiglio e udienza eventuale. Il giudice deciderà essenzialmente sulla base della videoregistrazione, obbligatoria, del colloquio personale dell’interessato davanti alla commissione territoriale.
«Sono in discussione - ha dichiarato Mascherin - diritti inalienabili e costituzionalmente garantiti. È importante che la procedura si svolga con tutte le garanzie processuali, assicurando al difensore un compenso effettivo e commisurato alla delicatezza di tale procedimento», ha aggiunto il presidente del Cnf, secondo cui è auspicabile che «si possa stabilmente contare su interpreti e mediatori culturali affidabili e equamente retribuiti». «Mentre tutti discutono, il fatto che magistratura e avvocatura abbiano affrontato in maniera costruttiva, per quanto di loro competenza, il tema dell’immigrazione mi sembra un fatto molto positivo», ha concluso Mascherin. Dello stesso avviso Legnini: «Va garantito il pieno accesso alla giusti- zia. È interesse di tutti che la procedura per il riconoscimento dello status di rifugiato sia rapida, verificando celermente chi ha diritto o meno alla sua concessione». «In questo senso – ha aggiunto - è fondamentale avere giudici specializzati in materia che sappiano ben valutare i ricorsi che vengono presentati».
All’incontro ha partecipato anche il ministro dell’Interno Marco Minniti secondo cui «le polemiche di questi giorni sui porti sono strumentali: l’impegno del governo è quello di creare dei centri di permanenza in Libia, da cui proviene il 97% dei migranti, procedendo poi con i rimpatri di coloro che non hanno alcun titolo per restare in Italia. Bisogna distinguere, infatti, chi scappa da guerre e persecuzioni e chi è un migrante economico e l’operato della magistratura su questo aspetto è fondamentale», ha concluso il ministro.
Cosimo Ferri, sottosegretario alla Giustizia presente all’evento, ha infine evidenziato gli investimenti del ministero che sta procedendo attraverso applicazioni di magistrati presso le sezioni specializzate, destinandovi anche personale amministrativo.