Entra nel vivo il processo contro Daniele Cestra, accusato di aver strangolato due detenuti nel carcere di Frosinone. Una vicenda inquietante, un vero e proprio giallo dietro le sbarre. Cestra, 42enne, sta attualmente scontando in carcere 18 anni di reclusione per l'omicidio dell’ 82enne Anna Vastola, avvenuto a San Felice Circeo durante una rapina.

La vicenda risale a quattro anni fa quando la Procura, a seguito del secondo decesso avvenuto con le stesse modalità del precedente, cominciò ad indagare. Inizialmente il decesso del compagno di cella era stato archiviato come suicidio, ma qualcosa non quadrava per cui sono state richieste indagini più approfondite. Il pm aveva disposto la riesumazione della prima salma. In quel periodo l'imputato – ricordiamo - era ristretto a Frosinone per espiare la condanna definitiva a 18 anni per l'omicidio commesso durante una rapina. Successivamente era stata disposta un'integrazione delle operazioni peritali per valutare se vi sia stata l'asfissia meccanica ipotizzata dalla procura o se si sia trattato di un suicidio. Per l'accusa per il delitto di Mari sarebbero stati utilizzati dei ' mezzi soffici' per ostruire le vie respiratorie della vittima. Oltre a ciò, si ipotizza l'utilizzo di corpi contundenti. Il medico legale ha riscontrato la frattura dell'osso ioide e la rottura del timpano.

L’altro detenuto invece, sarebbe stato immobilizzato ( riscontrata la sub- lussazione di due vertebre) e successivamente impiccato. La vittima, con problemi di deambulazione, venne ritrovata impiccata in cella nell’agosto del 2016 proprio da Daniele Cestra che aveva ricevuto il compito di assisterlo nelle attività quotidiane. Una morte subito apparsa sospetta perché sul corpo dell’uomo, così come è stato notato dai primi soccorritori, vennero trovati diversi lividi.

Durante la fase dell'udienza preliminare la difesa aveva chiesto il rito abbreviato condizionato a una perizia psichiatrica e a una medico legale sulle vittime. Richiesta, alla quale si era opposto il pubblico ministero, che il gup aveva respinto. A quel punto si è arrivati al rinvio a giudizio e all'apertura del processo davanti alla Corte d'assise, la quale ha sciolto la riserva ammettendo la partecipazione del ministero della Giustizia come responsabile civile. L'avvocatura dello Stato, infatti, ne aveva chiesto l'estromissione dalla causa.

La difesa di Daniele Cestra, rappresentata dagli avvocati Angelo Palmieri e Sinuhe Luccone, ha avanzato alla Corte due richieste: un'ispezione all'interno della casa circondariale per verificare lo stato dei luoghi e un esperimento giudiziale in modo da simulare l'evento e sciogliere ogni dubbio circa la possibilità che l'evento possa esser riconducibile alla mano di un uomo e, in questo caso, come sostiene l'accusa a quella dell'imputato. Sulle istanze, il presidente della Corte si è riservato all'esito di quanto emergerà dall'istruttoria. Istruttoria che si aprirà a novembre con l'escussione dei primi cinque testi del pubblico ministero.