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Giancarlo Pittelli
È prevista per domani la discussione da parte del Plenum del Consiglio superiore della magistratura della pratica di trasferimento per “incompatibilità ambientale” aperta nei confronti degli attuali consiglieri della Corte d’appello di Catanzaro Giuseppe Perri e Pietro Scuteri. Il procedimento era nato a seguito di una intercettazione effettuata dal Raggruppamento operativo speciale (Ros) dei carabinieri nell’ambito dell’indagine “Rinascita Scott” della Procura di Catanzaro e dalle dichiarazioni dell’ex presidente di sezione della Corte d’appello di Catanzaro Marco Petrini, arrestato per corruzione in atti giudiziari. I carabinieri, in particolare, avevano inserito nel cellulare di Giancarlo Pittelli, parlamentare di Forza Italia ed avvocato penalista del foro di Catanzaro, il trojan, registrando così ogni sua conversazione. Pittelli, arrestato a dicembre del 2019 per i suoi rapporti con la cosca 'ndranghetista del clan Mancuso (il dibattimento è ora davanti al tribunale di Vibo Valentia), a marzo del 2018 aveva deciso di organizzare presso la propria abitazione una cena «per soli uomini». Fra gli invitati diversi avvocati e magistrati, come Nicola Durante, giudice del tar, e appunto Perri e Scuteri, all’epoca dei fatti entrambi giudici per le indagini preliminari al tribunale di Catanzaro. Alla cena avrebbe dovuto partecipare anche Antonio Saraco, in quel periodo in servizio alla Corte d’appello di Catanzaro ed ora consigliere in Cassazione, e l’Avvocato generale Beniamino Calabrese. Come riportato nella trascrizione dei carabinieri, i commensali si sarebbero lasciati andare a commenti critici circa «determinate vicende giudiziarie del distretto di Catanzaro» e «sull’operato di non pochi magistrati». I militari dell'Arma a tal proposito annotarono anche commenti critici sul procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri, titolare dell’inchiesta Rinascita Scott. Pittelli, rivolgendosi a Perri e Scuteri, avrebbe detto che erano «magistrati atipici» che ci poteva discutere e fidare, dando invece un giudizio negativo nei riguardi «della gran parte dei magistrati e della magistratura”». La conversazione in questione era finita in un una nota informativa dal titolo "massoneria e i rapporti fra Pittelli e il colonnello dei carabinieri Francesco Merone”, anch’egli presenta a quella cena. Merone era il comandante del Reparto comando della Legione carabinieri di Catanzaro, successivamente sarà trasferito dal Comando generale dell'Arma a Torino. L’istruttoria del Csm ha cercato di ripercorre i rapporti fra i due magistrati e Pittelli, ad esempio se avessero trattato procedimenti patrocinati da quest’ultimo, accertando così che erano stati una trentina ciascuno, soprattuto in tema di riesame e misure di prevenzione. Era stato ascoltato il presidente della Corte d’appello di Catanzaro, Domenico Introcaso, il quale avevo sottolineato l’eccezionale produttività dei due magistrati che, comunque, non si erano mai astenuti nei fascicoli dove Pittelli figurava come avvocato. Tornando, invece, alla cena ed ai rapporti confidenziali che erano emersi, Perri e Scuteri si erano giustificati dicendo che anche se usavano darsi del “tu” con Pittelli, non avevano mai avuto con lui rapporti di vera frequentazione, limitati a quella cena di marzo del 2018. Entrambi trasferiti alla sezione civile della Corte d'appello non avrebbero comunque trattato l’appello del processo Pittelli. In altri termini, nella prospettazione difensiva, non era stato compromesso lo svolgimento in maniera serena, indipendente ed imparziale, anche sul piano della percezione esterna ai fini della necessaria credibilità della funzione giudiziaria. La presenza del colonnello, avevano poi affermato le due toghe, era stata «rassicurante» circa le vicende giudiziarie di Pittelli, anche pregresse e da essi non conosciute.Il Csm inizialmente aveva proposto l'archiviazione della pratica, salvo poi decidere di rimandarla in commissione per un supplemento di accertamenti. Accertamenti che facevano emergere altre telefonate che smentirebbero l’occasionalità dei rapporti fra i due magistrati e Pittelli. Quest'ultimo, ad esempio, si sarebbe rivolto a Scuteri chiamandolo “bello mio”, proponendo l’abbreviato ai suoi assistiti quando c’era lui come giudice. In una altra telefonata gli aveva suggerito di andare a comporre il tribunale della libertà. Tutte circostanze che smentivano quanto affermato dai due magistrati circa l'occasionalità dell’incontro, determinando dunque un appannamento dell'immagine della magistratura con la loro presenza, anche se al settore civile, nel palazzo di giustizia di Catanzaro. Appannamento che rende inevitabile un loro trasferimento fuori distretto.