L’ex governatore siciliano Totò Cuffaro torna in Regione. Non per un presunto - già smentito - ritorno in politica, ma come relatore in un convegno sulle carceri nella sala dedicata a Piersanti Mattarella, vittima di mafia. Un invito definito «disgustoso» dal leader grillino dell’assemblea siciliana Giancarlo Cancellieri, soprattutto per il luogo simbolico in cui l’ex governatore - che ha scontato una condanna per favoreggiamento a Cosa nostra - si ritroverà a parlare. Ma a difendere Cuffaro è uno dei suoi più grandi oppositori politici, Claudio Fava, presidente della Commissione antimafia siciliana e figlio di Pippo Fava, ucciso dalla mafia.

«Provo sconcerto, non lo accetto. Quanto sta avvenendo mi fa schifo», incalza Cancelleri, che già aveva criticato l’invito a Palazzo Reale a Mario Mori e Giuseppe De Donno, imputati nel processo Trattativa. Da qui l’invito ai sici- liani a inviare mail di protesta a Micciché per bloccare il suo intervento e per spostare fuori dall’Ars il convegno del 13 settembre, dal titolo ' Oltre le sbarre. Uno sguardo ai diritti e alle tutele dei figli dei detenuti', organizzato dal deputato regionale dell’Udc, Vincenzo Figuccia. «Queste persone, che pur hanno pagato il loro conto con la giustizia - aggiunge Cancellieri , non hanno pagato il loro conto con la morale pubblica».

Ma è Fava a puntare il dito contro «la piazza» pronta alla gogna. «Lo direi anch’io se l’avessero invitato a discettare di politica», ma considerato il tema del convegno, afferma, non c’è nulla di scandaloso. «Ci fa così paura da togliergli il diritto di parlare della sua esperienza di detenuto assieme a un direttore di carcere e al garante dei detenuti? - si chiede - Se fosse davvero così, invece di fingerci indignati dovremmo emanare un editto che tolga ai politici condannati per mafia ogni diritto, ogni dignità, ogni rispetto. Chiudiamoli in galera e buttiamo via la chiave». Parole alle quali fanno eco quelle del presidente dell’Ars Giovanni Micciché: «mettere la museruola a qualcuno è segno di paura, non di forza».