ANALISI DI BIOREPACK, CONSORZIO PER IL RICICLO ORGANICO DEGLI IMBALLAGGI IN PLASTICA

Perfettamente compatibili con il trattamento della frazione organica e nessun ostacolo all’attività di compostaggio e ai digestori anaerobici

Il vero problema per la corretta gestione dei rifiuti organici? Le frazioni estranee composte da plastiche tradizionali, vetro, alluminio e altri materiali. Il motivo? Una raccolta differenziata inadeguata e scarsa informazione dell’opinione pubblica. L’etichettatura dei prodotti? Inadeguata, al momento, per aiutare i cittadini a capire quali materiali devono effettivamente essere conferiti insieme all’umido e avviati a compostaggio. Le bioplastiche compostabili? Perfettamente compatibili con il trattamento della frazione organica e nessun ostacolo all’attività di impianti di compostaggio e digestori anaerobici. Anzi, un aiuto tangibile per l’aumento di qualità e quantità del compost prodotto. Sono alcune delle risposte emerse da una serie di cinque inchieste video realizzate da Biorepack, consorzio nazionale per il riciclo organico degli imballaggi in plastica biodegradabile e compostabile.

Le telecamere di Biorepack hanno realizzato un vero e proprio “Giro d’Italia” da Nord a Sud: dal Piemonte alla Puglia passando per il Veneto, l’Abruzzo e la Sardegna. Obiettivo: dar voce ai gestori degli impianti di compostaggio e di trattamento anaerobico che quotidianamente ricevono la raccolta differenziata dei rifiuti organici e devono trasformarli in compost. «Nonostante l’Italia sia da anni il top player indiscusso nel settore delle bioplastiche ( da solo il nostro Paese rappresenta un terzo dell’intero comparto Ue), c’è ancora troppa disinformazione e impreparazione sul perché è importante effettuare una corretta raccolta differenziata dei rifiuti organici e perché insieme a loro vanno conferiti anche gli imballaggi in bioplastica compostabile, come sacchetti, stoviglie e cialde per le bevande certificate En13432. E questa scarsa informazione alimenta pericolose fake news», spiega Marco Versari, presidente di Biorepack. «Con queste videointerviste abbiamo voluto far parlare i gestori degli impianti. Sono loro infatti che si occupano del fine vita della Forsu ( Frazione Organica Rifiuti Solidi Urbani) e delle bioplastiche».

I cinque impianti visitati da Biorepack sono responsabili, tutti insieme, della gestione di oltre 800mila tonnellate di frazione organica ogni anno. Unanime è in particolare la denuncia sui problemi causati al loro lavoro dalle cosiddette frazioni estranee. «I materiali non compostabili ( Mnc) raggiungono percentuali tra l’ 8 e il 12% dei rifiuti organici conferiti», rivela Flaviano Fracaro, responsabile Filiera Forsu di Iren Ambiente. “La maggior parte è costituita da plastiche tradizionali, nonostante la normativa che le vieti abbia ormai più di 10 anni. Ma anche da vetro e metalli”, spiega. “La vera sfida è riuscire a eliminare completamente queste impurità che danneggiano il processo di compostaggio e la qualità del prodotto finale”, aggiunge Fabrizio Pilo, amministratore unico di Verde Vita.