Sciopero di tre giorni e manifestazione nazionale: ecco quanto deliberato dalla giunta dell’Unione Camere penali contro l’inerzia di governo e Parlamento sui temi della giustizia. I penalisti, guidati da Gian Domenico Caiazza, si asterranno dalle udienze il 19, 20 e 21 aprile, e scenderanno in piazza a Roma nell’ultimo dei tre giorni.

La pazienza evidentemente si è esaurita: il tavolo promesso da Nordio che avrebbe dovuto riunire avvocatura, magistratura e accademia per individuare gli interventi necessari e urgenti di modifica della riforma Cartabia non arriva, con l’aggravante che i pochi interventi concreti fin qui promossi, o i rallentamenti volutamente messi in atto, sono stati tutti concepiti a favore della magistratura. «La preannunciata stagione delle riforme liberali della giustizia è già abortita?», si chiedono ironicamente i penalisti.

La situazione che descrivono è quella di «riforme processuali urgenti richieste dall’avvocatura» ma «ignorate». Mentre «i diktat della magistratura» sono «prontamente eseguiti: rallentamento della riforma costituzionale della separazione delle carriere, congelamento delle riforme dell’ordinamento giudiziario sgradite alle toghe. E poi, carcere, carcere, carcere, ogni qual volta la cronaca e la ricerca del consenso ispirano e sollecitano il peggiore populismo penale».

L’Ucpi nella delibera di ricorda come «il gruppo parlamentare di Fratelli d’Italia sia l’unica forza di maggioranza (essendone la principale) a non aver presentato né la proposta di legge di iniziativa popolare delle Camere penali, facendola propria al pari di Lega e Forza Italia (oltre che di Azione-Italia Viva), né alcuna altra proposta». I penalisti poi mettono in evidenza «l’eclatante quanto paradossale contrasto tra le idee e i programmi di riforma liberale della giustizia penale che il ministro Carlo Nordio ha formalmente e solennemente annunciato in Parlamento», e «che egli continua a ribadire e rivendicare - con sincera e profonda convinzione - in ogni occasione pubblica e di interlocuzione con l’avvocatura, e la quotidiana realtà di una politica giudiziaria, governativa e parlamentare, ispirata al più vieto populismo giustizialista e pronta, ancora più che nei precedenti governi, a dare ascolto e privilegiata priorità alle esigenze corporative e politiche della magistratura, la cui forza di condizionamento della macchina amministrativa ministeriale, tuttora dominata da magistrati ivi distaccati in spregio al principio della separazione dei poteri, lungi dall’essere finalmente ridimensionata come nei dichiarati propositi della nuova maggioranza politica, appare al contrario ulteriormente rafforzata».

I penalisti italiani, pur ribadendo «senza riserve il proprio apprezzamento, la propria condivisione ed il proprio sostegno verso le idee riformiste del ministro Carlo Nordio, ed alla figura di giurista ed intellettuale liberale quale egli certamente è», tuttavia «non possono più oltre ignorare come quelle idee e quei propositi riformisti appaiano osteggiati ed interdetti dalla stessa maggioranza che dovrebbe sostenerli». Sono parole durissime quelle condivise dall’Unione che, stanca di continue promesse non mantenute, chiama a raccolta «il Consiglio nazionale forense, gli Ordini forensi territoriali e tutte le associazioni forensi italiane» per «esprimere il proprio sostegno, nelle forme che si riterranno opportune, a questa iniziativa di protesta e di mobilitazione civile».

val. ste.