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Avvocati e 41 bis: una lezione dalla Consulta
Avvocati e magistrati al lavoro insieme per la riforma della giustizia e per dare una nuova attenzione al Sud dove gli operatori del diritto si trovano a lavorare spesso in condizioni impossibili per strutture e organici. “A Sud della Giustizia” si svolto ieri alla Aula Magna “Quistelli” dell’Università Mediterranea di Reggio Calabria dopo il lungo lavoro di preparazione compiuto insieme dal Consiglio Nazionale Forense e dell’Ordine degli Avvocati di Reggio Calabria. Ad introdurre i lavori, il presidente dell’Ordine di Reggio Rosario Maria Infantino. Nel merito della discussione si è entrati poi il video messaggio del ministro per il Sud e la Coesione Sociale Mara Carfagna. «Una delle prime iniziative che ho preso è stata quello di concordare, con il ministro della giustizia Cartabia, l’istituzione di una commissione formata di magistrati, avvocati e tecnici. Siamo tutti consapevoli che solo una giustizia più efficace e più efficiente può garantire le condizioni per garantire lo sviluppo delle aree del Mezzogiorno. Garantisco il mio impegno per realizzare interventi mirati anche con i fondi del Pnrr e i vostri suggerimenti saranno apprezzati». Il presidente ff del Cnf Maria Masi è andata ancora più sul concreto. «Occorre partire dai dati sugli organici e sulle strutture e stanziare adeguate risorse. “A Sud della giustizia” deve servire a fare sentire questo messaggio e per provare ad incidere sulle riforme. Se è vero che per molti versi il dado è ormai tratto, almeno nel momento strategico dei decreti attuazione proviamo ad ottenere che si tenga maggiormente conto della voce dell’Avvocatura. Mi auguro – ha detto ancora Masi - che da questo momento ci sia un cambio di atteggiamento dell’Avvocatura, ma anche della Magistratura. Sul cambio dei riti in udienza chiediamo maggiore rispetto per gli avvocati e non siamo disponibili ad altri sacrifici del diritto di difesa che non sono e non è una rivendicazione di categoria. Le buone prassi che saranno individuate dalla Commissione deve ancora capirsi se siano adattabili a contesti come quello del Sud. In ogni caso sappiamo da tempo cosa non funziona e su cosa intervenire». A fare il punto della situazione in cui versa la giustizia al Sud e sulla necessità di riforme che vadano nel segno giusto il consigliere del Cnf per il Distretto di Reggio Calabria Francesco Napoli. «Giusto dare un segnale di attenzione a colleghi e magistrati valorosi che operano in un territorio particolarmente difficile sotto ogni profilo. Occorre che traverso la massima istituzione dell'Avvocatura sia dia un messaggio alla nazione: avvocatura e magistratura insieme parlano una sola lingua a salvaguardia dello stato di diritto e della democrazia. Non possiamo nascondere il momento di drammatica crisi che attraversa la giustizia nel Paese e al Sud. Non comprendo se si tratta di una crisi che porta a un’involuzione o a una evoluzione. È finito il tempo delle autoreferenzialità. Dobbiamo avere coraggio dire che è arrivato il tempo delle riforme. Va detto alla politica e al governo, ma devono essere riforme giuste e non quelle che sono in discussione che non risolveranno i problemi della giustizia, né accorceranno i tempi del processo. L’Avvocatura deve essere unita e in questo ultimo anno di mandato dobbiamo accelerare». A dare voce ai magistrati, il vice presidente del Consiglio Superiore della Magistratura, David Ermini. «Anche in seno al plenum del Csm il dibattito sul lavoro della commissione è stato acceso. Ma non credo che nulla si possa rimproverare ai magistrato che operano al Sud in condizioni di estrema difficoltà. Nel lavoro svolto fin qui non veno intenti discriminatori, ma vedo una grande opportunità. Edilizia giudiziaria, organici, densità della criminalità organizzata e una durata del processo che varia da 491 e 674 sono dati che dimostrano la situazione di ritardo in cui versa la giustizia al Sud, nonostante il miglioramento avvenuto negli ultimi anni. Non metterei la questione, però, in termini campanilistici e terrei a mente che la riforma condiziona l’accesso ai fondi europei. Dobbiamo riuscire ad armonizzare i tempi processuali con gli standard europei e i modelli organizzativi sono fondamentali anche per la riforma dell’ufficio del processo. I magistrati – ha detto ancora Ermini - sono pronti a mettersi in gioco abbandonando un esercizio individuale del ruolo e interpretandolo in senso collaborativo e di staff. Per troppi anni si è investito poco e male nella giustizia. Abbiamo 1300 posti vuoti e i bandi per alcuni territori continuano ad andare deserti. Le riforme in discussione in Parlamento possono essere l’occasione giusta per realizzare questi obiettivi». Molto soddisfatta del lavoro svolto per arrivare ad un evento di respiro nazionale, che per la prima volta ha visto un’iniziativa di questo tipo organizzata dal Cnf a Reggio, si è detto anche il capo della delegazione italiana presso il Consiglio degli Ordini Forensi Europei Francesca Sorbi. «Sono stati molto proficui gli incontri con i rappresentanti dei vari Consigli dell’Ordine e hanno offerto moltissimi spunti di lavoro da fornire anche alla Commissione che lavora per la riforma della giustizia– ha detto Sorbi - Credo che la strada intrapresa sia quella giusta e noi siamo pronti a dare il nostro contributo».