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Il presidente dell’Ordine degli avvocati di Caltanissetta, Pierluigi Zoda, è convinto che svolgere la professione forense richieda, oggi come più che mai, grandi capacità di adattamento e resilienza.
Una caratteristica che, soprattutto, i più giovani devono tenere bene in mente per continuare a guardare al futuro con ottimismo.
«Svolgiamo – dice Zoda al Dubbio - una funzione fondamentale nella società e dobbiamo patire ed adeguarci a tutti i cambiamenti che la stessa subisce, secondo quanto un’economia globalizzata impone. Siamo un po’ artigiani ed un po’ imprenditori. È vero che nel passato il numero di avvocati in Italia era inferiore e che, come le “vene aurifere”, alcune facili e redditizie possibilità di guadagno si sono via via ridotte, ma è anche vero che altre interessanti opportunità sono nate. La difficoltà di lavorare, insomma, non è aumentata, ma è solo cambiata la natura degli ostacoli da affrontare e di conseguenza il nostro approccio alla professione».
Il richiamo del posto fisso attira sempre tanto, a maggior ragione nell’ultimo anno con i concorsi per entrare nella Pubblica amministrazione. Tale tendenza però non preoccupa il numero uno del Coa nisseno, che si rifiuta di pensare a una fuga dagli studi legali. «Come in tutta Italia – afferma -, alcuni avvocati hanno anche da noi lasciato la toga perché vincitori di un concorso, ma non vedo sul punto alcuna preoccupazione. Se alcuni avvocati hanno trovato uno sbocco migliore per la loro realizzazione professionale e umana vincendo un concorso, posso solo rivolgere loro i migliori auguri, d'altronde molti concorsi erano bloccati da anni e finalmente ex colleghi hanno raggiunto il loro obiettivo. Il numero di avvocati in Italia era e continua a essere, a detta di tutti gli osservatori, esagerato».
Alcune perplessità, invece, il numero uno degli avvocati di Caltanissetta le esprime in merito agli scenari futuri e agli effetti che dovrebbe sortire il Piano nazionale di ripresa e resilienza. Il rischio che si perdano delle opportunità è dietro l’angolo. «Sul punto – commenta Zoda - sono assolutamente pessimista.
Occorreva affrontare i veri problemi della giustizia e fare così promesse che potevano mantenersi.
Giudico i soldi del Pnrr sperperati senza ragione, senza alcun effetto positivo per la collettività, e meno che mai per l’avvocatura.
Tali assunzioni costringeranno i magistrati semmai a perdere ulteriormente tempo per formare le nuove leve, a cui verranno comunque affidati compiti delicatissimi di approfondimento giurisprudenziale e dottrinale anche per la predisposizione di bozze di provvedimenti. I magistrati saranno costretti ad accelerare la propria attività decisoria a vario titolo per tentare di smaltire l’arretrato, con il conseguente inevitabile abbassamento di ogni qualità dello studio e delle decisioni. L’ufficio del processo, d'altronde, è formato da giovani laureati in economia e commercio, economia politica, e giurisprudenza privi di qualsivoglia esperienza, che hanno risposto a domande a risposta multipla sulla lingua inglese, diritto pubblico e ordinamento giudiziario, ma non sul diritto privato e diritto penale. Cosa possiamo aspettarci se non delle sentenze precompilate, anche con ricerche giurisprudenziali svolte attraverso i sempre più diffusi strumenti di giustizia predittiva con algoritmi e formule, che appiattiranno ogni decisione con la perdita inevitabile di ogni spessore e qualità?». Zoda si sofferma sullo stato in cui versa il distretto della Corte di Appello di Caltanissetta. «La nostra Corte di Appello – evidenzia - è piccola anche se la qualità del lavoro svolto è di primissimo livello.
Eviterei di soffermarmi sulle peculiarità e difficoltà da affrontare. Sono le stesse di quelle rappresentate da altri presidenti del Coa prima di me. Vorrei al contrario soffermarmi sul nostro principale obiettivo su cui siamo concentrati da anni: cercare di far comprendere alla politica che consolidare e allargare il territorio del distretto nisseno consentirebbe di garantire grandi risparmi di spesa per la collettività e per lo Stato e contrastare al meglio la criminalità e il fenomeno mafioso con le forze dell’Ordine presenti nell’intero territorio del centro Sicilia. Infine, avremmo uno sgravio a costo zero del lavoro delle vicine Corti di Appello palermitana o catanese, congestionate da migliaia di procedimenti.
Penso al territorio di Agrigento e di Canicattì, che dista appena quindici minuti in auto dalla Corte Nissena a fronte di oltre due ore di autovettura per arrivare a Palermo».
Un ultimo pensiero il presidente del Coa di Caltanissetta lo rivolge ispirandosi direttamente al Capo dello Stato, Sergio Mattarella. «L’avvocatura tutta – conclude Zoda -, secondo l’invito del rieletto Presidente della Repubblica Mattarella, dovrebbe contribuire a restituire credibilità al sistema giustizia insieme alla magistratura. Il nostro coprotagonista della governance non comprende che oggi occorre aprire le segrete stanze, che la valutazione di un singolo magistrato non è un segreto da custodire, che i provvedimenti, la diligenza e operosità dello stesso sono noti a tutti, che occorre tutelare l’indipendenza dei giudici, evitando commistioni tra poteri, evitando che la carriera di un giudice possa dipendere da come lo stesso si muova all’interno delle correnti, evitando il distacco dei tanti magistrati al ministero della Giustizia. Insomma occorre scongiurare l’eventualità che si ripeta la paradossale sceneggiata che ha visto coinvolti i vertici della Cassazione, delegittimati di fronte a tutta la collettività una volta di più».
LA FOTO DI GRUPPO DEL COA DI CALTANISSETTA