L'ultima vittima della repressione iraniana si chiama Mahak Hashemi, 16 anni, uccisa a manganellate mentre protestava a Shiraz, città nel Sud del Paese. Le sue tracce si sono perse giovedì scorso, quando è uscita di casa per unirsi alle manifestazioni: indossava un cappellino da basket, rifiutandosi di portare il velo. Non è più tornata. E secondo le ricostruzioni dell'attivista iraniana Masih Alinejad, il regime ha anche chiesto un riscatto alla famiglia per restituirle il corpo della 16enne. Dopo quasi tre mesi dall'inizio delle proteste, esplose con l'uccisione della giovane Masha Amini - arrestata per non averindossato correttamente il velo e deceduta mentre era sotto custodia - il bilancio delle vittime secondo la Human Rights Activists è di 451 morti tra i manifestanti e 60 tra le forze dell’ordine, mentre sarebbero state arrestate oltre 18mila persone. Ben più bassa la cifra fornita dal regime, che oggi ha ammesso la morte di "oltre 300 persone" nelle proteste. Nella prima dichiarazione ufficiale da parte di Teheran, il generale Amir Ali Hajizadeh, comandante della divisione aerospaziale dei Guardiani della rivoluzione, ha parlato di diversi «martiri», intesi come uomini delle forze di sicurezza. Secondo il generale, tra i morti ci sarebbero anche molti iraniani che non erano coinvolti direttamente nelle proteste.