Arriva la nuova bozza della legge di bilancio che conta 16 titoli 156 articoli, dalle misure per fronteggiare il caro energia a quelle sul fisco. E scoppia la polemica per i tagli delle spese che andrebbero a colpire anche il personale degli istituti penitenziari. A denunciarlo sono gli stessi agenti e il senatore di Italia Viva Ivan Scalfarotto, componente della Commissione Giustizia. Che in tweet scrive: «Assurdo che si legga di tagli al personale penitenziario contenuti nell’ultima bozza della manovra: nell’anno dei 79 suicidi nelle carceri non ci si aspetterebbero tagli, ma investimenti su strutture e personale. Nordio si opponga a questo scandalo».

Tagli al personale penitenziario, i sindacati al governo: «Inversione di tendenza o sarà protesta»

«Fermo restando la nostra volontà, per un approccio responsabile e costruttivo nel dialogo con il nuovo esecutivo, considerato il momento difficile e le emergenze che deve gestire per fronteggiare, oltre alla grave crisi energetica. Ciò nonostante, non possiamo sottacere la grande delusione, e la conseguente demotivazione, nel constatare la totale assenza di risposte alle esigenze di funzionalità del sistema sicurezza e penitenziario e dei diritti del personale in uniforme», scrivono invece in una nota i segretari generali dei sindacati maggioritari Felice Romano (Siulp), Stefano Paoloni (Sap) e Giuseppe Tiani (Siap) per la Polizia, Donato Capece (Sappe) per la Polizia Penitenziaria e il Cocer per i Carabinieri. «Questioni come la gravissima carenza di organico che, certamente, non viene mitigata dalle programmate assunzioni che in parte compensano il naturale turn over, di cui ha dato notizia il ministro Zangrillo, che comunque apprezziamo - proseguono i sindacati - Priorità ineludibile, la necessità di semplificare le modalità concorsuali interne in relazione alle urgenze, al fine di colmare le vacanze di alcuni ruoli attraverso il necessario scorrimento delle graduatorie. Così come, per i trattamenti economici del personale, l’avvio della previdenza dedicata, la tutela legale e sanitaria e l’improcrastinabile recupero del differenziale inflattivo del contratto di lavoro 2019/2021, si evidenzia che gli operatori delle forze di polizia e penitenziarie, rispetto ai contratti sottoscritti in altri comparti dello Stato, hanno beneficiato di una percentuale d’incremento stipendiale minore, aspetto ulteriormente appesantito dalla mancata misura relativa alla decontribuzione del salario accessorio, come noto, strettamente connesso alle nostre specificità professionali, nonostante abbiamo compreso e accolto la difficoltà a stanziare in questa legge di bilancio, le risorse per il rinnovo del contratto per il triennio 2022/2024, sono alcuni dei punti sui quali il governo non può non dare risposte e confrontarsi». «Giacché sono state proprio le affermazioni di autorevoli esponenti dell’esecutivo a creare legittime aspettative nel personale in uniforme, che ha creduto, finalmente, alla coerenza che potesse derivare da un esecutivo omogeneo, che avendo una diversa visione strategica della sicurezza pubblica e del sistema penitenziario, ponesse la materia al centro della propria azione di Governo evitando così, fastidiose forme di qualunquismo e strumentalizzazione delle forze di polizia. La nostra posizione consapevole, è confortata dal comune sentire dei cittadini e dei mondi dell’impresa, commercio e turismo, la sicurezza pubblica è precondizione per qualsiasi possibilità di sviluppo e rilancio del nostro Paese in ogni comparto, certamente uno dei pilastri, attraverso il quale si realizza lo spirito pubblico della Repubblica - sottolineano i sindacati maggioritari Siulp, Sap, Siap, Sappe e Cocer - Ragioni per cui, se non vi sarà una inversione di tendenza sulla bozza della legge di stabilità, nonostante il nostro acclarato senso di responsabilità, dovremo aggiungere alla delusione la convinzione che l’unica strada rimasta per tutelare la sicurezza dei cittadini e i diritti e la dignità di chi la garantisce anche in tema di esecuzione e certezza della pena, sarà la protesta». «Auspichiamo - concludono i leader sindacali - che in questo momento delicato la sicurezza trovi cittadinanza adeguata nell’azione politica dell’esecutivo, attraverso l’appostamento delle necessarie misure e le piccole riforme normative necessarie. I poliziotti e i carabinieri subiscono un’aggressione fisica ogni tre ore, così come i poliziotti penitenziari, le cui condizioni di lavoro sono al limite della sopportazione. Attraverso questo documento, lanciamo un appello al premier Meloni, al Parlamento e a tutte le forze politiche affinché si possano reperire le urgenti e necessarie misure per continuare a garantire la funzionalità del sistema sicurezza».