«Noi sul tema migranti abbiamo posto un problema politico, non volevamo creare alcuna polemica. Da parte della Francia c’è stata una reazione sproporzionata, anche per questioni loro di politica interna. Vogliamo un’azione europea più forte, perché i settemila chilometri di costa italiana sono la frontiera Sud dell’Europa. Anche Manfred Weber, il presidente del Ppe, ci ha dato ragione». Così il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, in un’intervista al Corriere.it. «È l’Europa che deve fare un piano, non l’Italia. Serve una scelta condivisa sul ricollocamento. Noi porremo il tema immigrazione con grande serenità e determinazione, perché il problema va avanti da anni e dobbiamo assolutamente risolverlo. Chiederò quale accordo dice che quelli italiani sono i porti dove devono sbarcare tutti i migranti. Non mi risulta che esista». Secondo il titolare della Farnesina «Bisogna impedire gli sbarchi e quando si prendono le barche dei trafficanti si distrugge il motore. Servono un vero Piano Marshall europeo per l’Africa e accordi con Libia, Tunisia, Marocco, Niger e altri Paesi del Sahel. Nel 2050 gli africani saranno quasi tre miliardi. Il problema va risolto a monte affrontando i cambiamenti climatici, le malattie, la povertà, le guerre, il terrorismo». «Non vogliamo fare polemica con la Francia, non li abbiamo danneggiati e siamo stati sempre corretti. Ma noi, con un confronto sereno, dobbiamo difendere le ragioni dell’Italia. Non può passare il principio che le Ong si mettono d’accordo e prendono a bordo i migranti». E chiarisce: «Noi chiediamo più Europa, chiediamo che la Commissione Ue faccia un codice di condotta per le Ong». Secondo Tajani l’Italia non è isolata. «Germania e Lussemburgo rispetteranno i patti, come noi. E sono solidali anche Grecia, Malta e Cipro, che hanno firmato con l’Italia una dichiarazione congiunta dei ministri dell’Interno perché hanno lo stesso problema. Noi non vogliamo che soggetti privati determinino la politica migratoria e di asilo tra gli Stati membri», spiega. Infine una battuta sulla possibilità che l’ex ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, possa diventare inviato speciale Ue nel Golfo. «Mi ha chiamato e mi ha detto di essere nella terna, ma non è il candidato del governo italiano. La decisione spetta all’alto rappresentante Ue Josep Borrel», conclude Tajani.