di Sandro Tomassini, avvocato Ricordate il film The Blues Brothers quando Jake cerca di convincere la fidanzata - la quale vuole ucciderlo con un fucile M-16 perché l’ha lasciata sola sull’altare -, che non era potuto arrivare in tempo al matrimonio perché “Era rimasto senza benzina. Aveva una gomma a terra. Non aveva i soldi per prendere il taxi. La tintoria non gli aveva portato il tight. C'era il funerale di sua madre! Era crollata la casa! C'era stato un terremoto! Una tremenda inondazione! Le cavallette!” … e lei ci crede e lo bacia appassionatamente? Beh, nel caso che vi narro è avvenuta più o meno la stessa cosa, avendo un giudice di pace del nostro Foro creduto ciecamente ad un testimone fasullo - anche se, per buona sorte, non l’ha baciato! -, il quale aveva dichiarato di aver incrociato di notte, su una strada di periferia alquanto strettina e priva di illuminazione, ma assai trafficata, una Audi di colore nero che marciava a circa 100 km/h, ma che lui riconosceva essere di un suo amico e di aver visto dallo specchietto retrovisore che veniva urtata da una Lancia Y proveniente da una laterale. Praticamente un nictàlopo superdotato che riesce a vedere al buio, dallo specchietto retrovisore, con il riflesso sui vetri e sugli occhi dei fari delle molte auto in transito sulla opposta corsia di marcia ed anche di quelle dietro di lui che gli coprivano peraltro la visuale, l’auto nera di un suo amico che veniva attinta da un altro mezzo mentre lui, avendo proseguito la marcia, si trovava ormai a notevole distanza dal punto d’urto! E per rendervi meglio conto del paradosso davvero urticante, provate anche voi a guardare di sera nello specchietto retrovisore della vostra auto e poi ditemi quello che avete visto! In buona sostanza,  quindi,  il teste si è divertito a sparare un cumulo di panzane, tra cui avrebbero potuto trovare dignità anche le “cavallette” del citato monologo, visto che il giudice, al pari della fidanzata di Jake, c’ha talmente creduto che ha ritenuto la sua testimonianza non solo “attendibile, precisa e coerente”, ma anche “priva di forzature o di eccessi” e così, volendo forse imitare la Marvel, ha dato vita nella sua sentenza ad un nuovo  Super-eroe: “Scrutor”. Voi mi direte che non devo sorprendermi di un siffatto accidente, perché l’assurdo trova spazio sia nella religione, con l’apologeta Tertulliano e il suo “credo quia absurdum”, sia  nella letteratura, leggendosi ad esempio ne Il Maestro e Margherita di Bulgakov: “Né la bigliettaia né i passeggeri si stupirono della cosa più importante: non del fatto che il gatto fosse salito sul tram ma che intendesse pagare!”. Ma vi rispondo che, in ogni caso,  per trovare nelle lettere un credulone come il nostro decisore, dobbiamo arrivare fino a Macco, il contadino sprovveduto  delle Fabulae Atellanae o risalire quanto meno  al pittore Calandrino che nella novella di Elissa si beve d’un fiato la storia della elitropia, “pietra di straordinaria virtù” che rende invisibili e va a cercarla “nel Mugnone, un fiumicello che passa a poca distanza da Firenze”. E sì perché un uditore normodotato si sarebbe messo piuttosto a ridere, percependo nella arditezza demenziale della narrazione una quand’anche involontaria vena umoristica e - hai visto mai! -, avrebbe anche chiosato ironicamente la performance di Scrutor, con un desueto “acciderbolina!” o con il più attuale “mecojoni!”, che secondo il Vicequestore Schiavone (alias Marco Giallini) farebbe parte dell’articolo 7 della Costituzione romana. Invece non è andata affatto così, perché Scrutor è stato preso molto sul serio dal giudice. Del resto, qualcuno ha detto che non c’è menzogna troppo grossolana cui la gente non sia disposta a credere, se viene incontro al suo segreto desiderio di crederci, tant’è che ricordo una divertente vignetta - non rammento il disegnatore - dove si vede una indovina che sta leggendo la mano di un cliente ed esclama “Lei è un credulone!”. Ed in effetti, come si fa a non credere persino all’oroscopo quando ti dice che nel corso della giornata respirerai in continuazione e tu scopri che è vero! Morale,  basta togliere l’accento alla famosa frase di Michele Lessona “volere è potere”, per capire come siamo messi e come sia attuale, mutatis mutandis, l’aforisma di Groucho Marx: “Mi sono sposato davanti a un giudice, avrei dovuto chiedere una giuria!”.