Formula vincente non si cambia. Parte da questa certezza la tredicesima edizione del Salone della Giustizia (www.salonegiustizia.it), in programma a Roma dal 25 al 27 ottobre prossimi. La tre giorni di approfondimenti con esponenti delle istituzioni, della politica, dell’avvocatura e della magistratura si svolgerà negli studi televisivi del Tecnopolo Tiburtino. La novità assoluta di quest’anno è la possibilità di poter seguire gli incontri in chiaro e in diretta sulle piattaforme TVSAT (canale 55) e Sky (canale 823).

Nel primo incontro di martedì 25 ottobre, durante la tavola rotonda intitolata “Verso una nuova giustizia”, interverranno, tra gli altri, Maria Masi (presidente del Cnf), Luciano Violante e Romano Vaccarella (ordinario di Diritto processuale civile dell’Università La Sapienza). Le conclusioni saranno affidate al presidente emerito del Consiglio nazionale forense, Guido Alpa. Il giorno successivo il direttore del Dubbio, Davide Varì, modererà un dibattito sull’impatto economico del processo amministrativo e un “face to face” con l’esponente di Azione, Enrico Costa.

«Lo scorso anno – dice Francesco Arcieri, presidente del Salone della Giustizia - la scelta di portare tutti gli eventi all’interno di un grande studio televisivo si è rivelata vincente. Abbiamo, infatti, avuto a disposizione le migliori tecnologie audiovisive. Abbiamo offerto a chi ci seguiva attraverso lo streaming con una qualità di immagine e di ricezione eccezionale in 4k. Una delle principali caratteristiche del Salone della Giustizia è la presenza anche quest’anno, nello stesso studio, delle principali all news italiane, vale a dire Rainews24, Tgcom24, Skytg24, che con le loro postazioni trasmetteranno in diretta tutti gli incontri. A riprova dell’enorme sforzo, nella passata edizione sono stati mandanti in onda oltre cinquanta servizi televisivi, che hanno generato circa 13 milioni di contatti certificati da una delle principali agenzie di monitoraggio tv. Ci prefiggiamo di superare questi numeri nell’edizione 2022».

La copertura mediatica non è casuale. «Pone ancora una volta - evidenzia Arcieri - il Salone al centro del dibattito sulla giustizia. Una giustizia che non riguarda solo quella amministrata nei tribunali, ma che si estende ad argomenti riguardanti l’economia, l’ambiente, la salute, l’istruzione, la sicurezza nazionale, senza, ovviamente, tralasciare i temi di giustizia sociale. Ci muoviamo nel solco della prima edizione, datata 2009».

Il presidente del Salone si sofferma sulla necessità di comunicare i temi legati alla giustizia con sobrietà, ma al tempo stesso con competenza e con un occhio di riguardo alla scansione temporale di certi eventi. «Prendiamo in considerazione - commenta - il caso dell’assoluzione dei genitori dell’ex premier Matteo Renzi. Io non do la colpa alla magistratura. Quello che deve indurre a riflettere è la lentezza della giustizia. Fare un processo richiede tempo, tenendo conto dei gradi giudizio. Dico questo per collegarmi al tema del processo mediatico. Dal 1992 in poi, parlare di questioni giudiziarie in termini eclatanti consente ai giornali di vendere più copie. Ci sono dei processi mediatici che già con l’avviso di garanzia creano il condannato. Oggi come oggi, con il flusso enorme di notizie, le persone non leggono il contenuto di un articolo, ma si soffermano sul titolo».

La grande sfida del Salone della Giustizia, nelle intenzioni dei suoi organizzatori, non è semplicemente comunicare le notizie, ma saperle comunicare. «La responsabilità che deriva da certe situazioni – aggiunge Arcieri - è data dalla poca attenzione o sulla tempistica. La notizia è immediata. Un processo penale dai cinque anni in su. Se non ci adeguiamo a certi standard, corriamo il rischio di attacchi continui verso qualcuno. In questo caso verso la magistratura, che ha tempi molto più lunghi di quelli della battitura di una notizia. I processi devono essere snelli e rapidi. Una persona, in America, se viene assolta, non va incontro all’appello e al terzo grado di giudizio».

Arcieri evidenzia pure il ruolo dell’avvocatura. «Mio nonno – riflette – era avvocato e mi ripeteva sempre che non ci può essere nessuna giustizia senza avvocati. Mai considerazione più corretta. Grazie al Cnf, che è presente al Salone della Giustizia, vogliamo ribadire il ruolo della corretta comunicazione da parte dei legali. Tanti lettori o telespettatori sono convinti che il processo venga fatto dai giudici. Non è così. È qui che ricorre la riflessione sulla giustizia e sul ruolo fondamentale svolto dagli avvocati».

L’apertura dei lavori, fra qualche giorno, potrebbe coincidere con la creazione del nuovo governo. «La tredicesima edizione del Salone della Giustizia - conclude Francesco Arcieri - avrà sicuramente un carattere propositivo, vista la concomitanza dell’inizio della XIX legislatura. Tutti gli argomenti che si affronteranno, con la partecipazione non solo di importanti opinion leader, ma anche dei principali esponenti dei partiti italiani, saranno certamente contenuti nell’agenda del nuovo governo».