Leghista, ultraconservatore, ultracattolico - ultrà in generale, delle fede ma anche dell’Hellas Verona. In due parole: Lorenzo Fontana. Che per portarlo sullo scranno più alto di Montecitorio il cognome non basta. «Lorenzo Fontana» bisogna leggerlo per esteso, 222 volte, poi scatta l’applauso dell’aula. Della maggioranza almeno, non di chi lo guarda dall’opposizione con fondato sospetto. Contro l’aborto o a «favore della vita» - dipende dai punti vista - il nuovo presidente della Camera incarna la nemesi della sinistra. Di Alessandro Zan, in particolare, che prima del voto tira su uno striscione per dire «No a un presidente omofobo e pro Putin». Anche se la passione per Putin è storia vecchia, garantisce Fontana in persona. Che invece della famiglia tradizionale ne fa un vessillo. Anche perché le nozze gay «non esistono». L’eutanasia? Neanche a dirlo. E sul tema migranti la risposta arriva dall’alto: «La nostra azione politica sull’immigrazione si ispira al catechismo. “Ama il prossimo tuo”: ovvero in tua prossimità. E per questo dobbiamo occuparci prima dei nostri poveri». Insomma, Fontana le idee le ha chiare. Classe 1980, il ragazzo di Saval, periferia di Verona, si è fatto strada cominciando dal partito di Bossi. Poi ha incontrato Salvini, a Radio Padania. E con lui ha scalato le vette. Come vice della Lega, più vice di Giorgetti, e responsabile del dipartimento Esteri. È stato lui a saldare il legame con Marine Le Pen. E se ora mette da parte l’ammirazione per il «grande risveglio religioso» della Russia, lo stesso non si può dire per Orban. «Grazie a lui il tasso di natalità è salito da 1,3 figli per donna a 1,6». Si è laureato tre volte, studia per la quarta. Sotto la guida di Tommaso D’Aquino. Sul tema della natalità zero, ci ha scritto un libro, La culla vuota della civiltà. All’origine della crisi, assieme all’ex banchiere Ettore Gotti Tedeschi. Sposato con rito cattolico latino, Salvini gli è stato fedele anche all’altare, come testimone di nozze. Prima ministro per la Famiglia e la disabilità, poi degli Affari europei, ha tenuto banco anche a Bruxelles. In Europa gli piacciono i tedeschi dell’Afd, e gli «amici» di Alba Dorata in Grecia. Qualcuno lo ricorda per il convegno mondiale delle Famiglie a Verona al fianco di Dmitri Smirnov, arciprete ortodosso vicino al Cremlino. Ma sui «valori di atlantismo e europeismo» gli alleati forzisti non si danno pena: saranno loro a vigilare.