Qual è stata l’esperienza delle micro-piccole-medie imprese del terziario che si sono rivolte agli avvocati? A questa domanda risponde l’indagine dell’Organismo congressuale forense, realizzata in collaborazione con Confcommercio. La prima edizione dello studio si prefigge, come si legge nell’introduzione del presidente di Cassa forense, Valter Militi, di diventare uno «strumento di conoscenza che non ha diretti precedenti nel panorama delle azioni degli organismi esponenziali della nostra avvocatura, da sempre intenta più a rappresentare sé stessa e la propria crisi, piuttosto che a operare i dovuti riscontri circa la percezione che hanno sugli avvocati gli altri operatori della scena sociale». L’indagine di Ocf e Confcommercio è stata riservata al mondo delle imprese medio- piccole, con esclusione del complesso e articolato mondo dei consumatori e della più elitaria realtà delle grandi imprese. «I dati contenuti nell’indagine – aggiunge Militi - costituiscono il punto di arrivo del sondaggio, ma, al tempo stesso, il momento di avvio di un più profondo e importante lavoro di analisi e sintesi del rapporto tra avvocatura e mondo delle imprese».

Le imprese che hanno fatto ricorso a un legale almeno una volta sono il 73,3% del totale del campione. Di queste l’ 88,9% lo ha fatto non per richiedere il patrocinio giudiziale, ma per avvalersi di prestazioni stragiudiziali. Confortante l’esito del supporto legale ricevuto: quasi il 92% delle imprese si è detto soddisfatto della prestazione professionale ottenuta, «sostanzialmente in linea con il grado di soddisfazione delle imprese rispetto alle prestazioni giudiziali ( 82,3%)».

Lo studio dell’Organismo congressuale forense accende i riflettori pure sui dati relativi alle dimensioni dello studio legale a cui si rivolgono le imprese, alla frequenza dei rapporti di collaborazione stabile rispetto alle prestazioni occasionali, alle modalità di interazione con riferimento agli ambiti territoriali, alle scelte delle imprese in relazione al loro dimensionamento e alle tipologie di prestazioni professionali richieste.

«Prestazioni – viene evidenziato che sono state ritenute sicuramente utili al fine di ridurre il contenzioso, migliorare la trasparenza e la in- tegrità dell’operato aziendale, dare maggiore credibilità all’impresa presso i suoi clienti, migliorare la gestione delle risorse umane e offrire maggior potere contrattuale».

L’indagine è stata condotta su un campione significativo di 1.600 Mpmi ( micro- piccole- medie imprese), con riferimento all’attività di assistenza e difesa nelle controversie civili e all’attività di assistenza stragiudiziale, prendendo in considerazione non solo i risultati in termini di soddisfazione- insoddisfazione da parte dell’impresa, rispetto alla prestazione professionale ricevuta, ma anche il tema della occasionalità- stabilità del rapporto senza trascurare il grado di coinvolgimento del legale nelle scelte aziendali.

«Tutto il Paese – commenta Mariano Bella, direttore del centro studi di Confcommercio - ha avuto un momento difficile e gli avvocati, con le crisi del 2009 e del 2013, hanno pagato uno scotto maggiore, cedendo un cuneo di reddito senza riuscire negli anni successivi a recuperare. Il fatto che gli iscritti alla Cassa forense diminuiscano è un brutto segno con l’appeal dell’avvocatura che si è ridotto. Il reddito che si è ridimensionato ha disilluso molti aspiranti avvocati e molti di loro hanno fatto altre scelte in merito al futuro lavorativo». L’economista di Confcommercio si sofferma su un altro tema: il funzionamento della giustizia. «L’avvocato – aggiunge - che riscuote soddisfazione in termini di consulenze perde un pezzo di opinione positiva, dato che la giustizia, nel suo complesso, non funziona bene come in altri paesi. L’Italia soffre su questo versante ed è costretta ad inseguire altri Stati europei. Si pensi al grado di soddisfazione che esprimono le imprese francesi nei confronti della loro giustizia. Le piccole- medie imprese hanno bisogno del supporto dell’avvocato come persona non come organizzazione. Il legale forse dovrà fare parte di una struttura più grande. Ma all’impresa interessa il rapporto con una persona che aiuti a risolvere i problemi con competenza e professionalità».

L’avvocato Accursio Gallo, responsabile del gruppo di lavoro “Impresa e Consumo” dell’Ocf è molto soddisfatto per il lavoro presentato al congresso forense. «Nella politica dell’Organismo congressuale forense – dice - è stato istituito il gruppo di lavoro, di cui faccio parte, che ha avuto l’incarico di portare la voce dell’avvocatura all’esterno. Negli ultimi anni abbiamo moltiplicato gli sforzi. Abbiamo fatto una serie di incontri, molto proficui, con le imprese e le associazioni dei consumatori per far conoscere le nostre attività e quelle dell’avvocatura. Gli incontri sono stati molto utili per conoscere tante realtà, da Nord a Sud. In occasione del congresso forense abbiamo voluto presentare un report che consente di conoscere meglio il lavoro degli avvocati in funzione dei cambiamenti della società e della percezione che quest’ultima ha nei confronti della nostra categoria professionale». Gallo si sofferma sul metodo di lavoro utilizzato nell’indagine con Confcommercio. «Abbiamo invertito – conclude l’esponente di Ocf - il punto di vista rispetto ad altri studi, chiedendo agli intervistati, esterni alla nostra professione, di esprimersi sull’avvocatura. Dobbiamo uscire all’esterno. Capire quali sono gli spazi che possiamo occupare ed offrire indicazioni utili soprattutto ai colleghi più giovani» .