L’ultima giornata del congresso nazionale forense ha visto impegnati i delegati nel voto delle mozioni. Stamattina, nelle prime battute dei lavori, è stata posta ai voti una mozione d’ordine, proposta dall’ufficio di presidenza delle assise, che ha “assorbito” tutte le mozioni ordinamentali. Questo significa che le stesse mozioni ordinamentali, relative cioè alle proposte di riassetto della cosiddetta governance dell’avvocatura, verranno discusse e approvate in una ulteriore sessione del congresso, da svolgere il prossimo anno non prima del mese di ottobre. È già stata individuata la sede: si tratterà di Torino. La presidente del Coa piemontese, Simona Grabbi, si è detta subito pronta ad ospitare l’evento congressuale nella città di Lidia Poët. In questo modo Ocf, nella sua nuova compagine appena eletta, avrà tempo per tenere vivo un confronto con tutti i Fori e verificare gli orientamenti dell’avvocatura. Quello del sostanziale rinvio delle decisioni al 2023 (esito che il Dubbio aveva anticipato in un articolo pubblicato sull’edizione cartacea di stamattina) era, almeno in parte, anche l’orientamento contenuto nella mozione 50 con primo firmatario Vinicio Nardo, presidente del Coa di Milano ma anche componente dell'Ufficio di coordinamento – il cosiddetto “esecutivo” – dell’ Ocf uscente. Va ricordato che il documento di Nardo presenta un duplice contenuto. Da una parte, appunto, il rinvio del voto congressuale sulla governance delle rappresentanze forensi (sia del Cnf sia dello stesso Ocf) a una sessione ulteriore. Dall’altra, la prefigurazione di uno specifico modello di “riassetto istituzionale”, caro all’Ocf uscente. Tale riassetto prevederebbe uno “spacchettamento” del Cnf. La parte “giurisdizionale” della massima istituzione forense, titolare delle competenze disciplinari, continuerebbe a essere eletta con il sistema elettorale attuale. La parte “amministrativa” del Consiglio nazionale avrebbe un numero assai maggiore di componenti, eletti, in base sempre all’orizzonte prospettato dalla mozione 50 di Nardo, da tutti gli iscritti all’Albo, seppur nel quadro di un modello “misto”, assimilabile a quello previsto per Cassa forense. Con il via libera alla mozione d’ordine che rinvia al 2023 le decisioni sul governance dell’avvocatura, sono state ovviamente assorbite anche tutte le altre mozioni ordinamentali, come detto, provenienti soprattutto dall’associazionismo forense e che prevedevano, in alcuni casi, una modifica di funzioni e assetto del Cnf e dell’Ocf immediata, senza la fase “consultiva” ipotizzata da Nardo. A questo punto se ne parlerà a Torino di qui a un anno. Che si preannuncia ancora una volta di intenso dibattito all’interno dell’avvocatura.