L'Associazione nazionale magistrati lancia l'allarme: c’è «il rischio che la giurisdizione, nonostante l’impegno quotidianamente profuso dai magistrati e dal personale amministrativo, non riesca ad assolvere alla sua fondamentale funzione di tutela dei diritti delle persone». Il timore è emerso nell’ultimo Comitato direttivo Centrale del sindacato delle toghe. La causa è da rintracciare nella mancanza di personale: «Il complesso processo riformatore in atto non interviene in modo efficace sulle risorse umane, quantomeno in termini di assicurazione della costante copertura effettiva degli organici di magistratura e del personale amministrativo», si legge in un documento diffuso dall’Anm. Paradossalmente, fanno notare le toghe, «i vincitori del prossimo concorso per il reclutamento di cinquecento magistrati saranno immessi in servizio non prima del 2025, mentre gli obiettivi di riduzione dei tempi dei processi civili - riduzione del 40% dei tempi di definizione dei procedimenti - dovranno essere raggiunti, con le risorse ora disponibili, entro la fine del 2024».

All'appello mancano 1600 magistrati

Attualmente, negli uffici giudiziari risultano mancanti ben 1.600 magistrati, pari al 16% dell’organico complessivo. Eppure il ministero della Giustizia ha bandito già due concorsi - uno da 310 posti del 2019 e uno da 500 del 2021, le cui prove sono in fase di correzione -. Un terzo da 400 posti sta per essere bandito e sono state già avviate interlocuzioni tra via Arenula e il Consiglio superiore della magistratura. Inoltre all’interno del decreto “Aiuti ter” è stata prevista una novità: sarà possibile partecipare al concorso in magistratura subito dopo la laurea e si introduce la possibilità di utilizzare il computer per lo svolgimento delle prove scritte. Sempre al fine di accelerare i tempi di definizione dei concorsi, i professori universitari, membri della commissione di concorso, potranno chiedere l’esonero dall’attività didattica. Ad aprile la ministra Cartabia aveva firmato il decreto sulle piante organiche flessibili destinando 179 magistrati e si stanno avviando interlocuzioni con Csm dopo l'aumento delle piante organiche dei magistrati - per 82 unità - approvato nell'ultima legge di bilancio.

Obiettivi del Pnrr a rischio

Nonostante questo, termina il documento, si «rischia di riversare sui soli magistrati la responsabilità del mancato raggiungimento di obiettivi che sin d’ora si palesano di arduo, se non impossibile, conseguimento». Il tema è talmente importante che sarà uno dei primi ad essere affrontato nel Congresso dell’Anm che si aprirà a Roma il prossimo 14 ottobre. Nella sessione “Qualità ed efficienza della giurisdizione” si discuterà proprio del problema della mancanza di risorse, con un focus su opportunità e criticità dell’Ufficio per il processo, e sui carichi esigibili e risultati attesi. «Purtroppo durante il periodo più critico della pandemia – ci spiega il presidente dell’Anm, Giuseppe Santalucia – i concorsi per nuovi magistrati non sono stati espletati, probabilmente per un eccesso di cautela, a differenza di quanto avvenuto in altre amministrazioni. Questo ha comportato un significativo rallentamento del reclutamento che scontiamo oggi. Queste 1600 scoperture cadono in un momento in cui dobbiamo aumentare la produttività per raggiungere gli obiettivi imposti dal Pnrr. Si tratta di una criticità difficilmente risolvibile».

La novità dell'Ufficio del processo

  «La ministra Cartabia - ha aggiunto - ha immesso nuove risorse tramite l’Ufficio per il processo. Esse sono certamente preziose, ma sono solamente di ausilio, in quanto il lavoro del magistrato non è delegabile all’Upp. La Guardasigilli ha bandito altresì diversi concorsi ma purtroppo il problema non si risolve, perché i nuovi magistrati entreranno in servizio troppo tardi rispetto alle tempistiche di raggiungimento degli obiettivi europei che siamo chiamati a perseguire. L’unica cosa che possiamo fare è stringere i denti». Comunque è positivo che si potrà accedere al concorso direttamente dopo la laurea? «Fino al 1997 la magistratura ha sempre reclutato tra i laureati in giurisprudenza. Questa è quindi stata una riforma che abbiamo voluto noi. Si rischiava con quell’allungamento dei tempi di non intercettare le migliori intelligenze».

Un nuovo modello di concorso

  Qualcuno però teme che il prossimo passo sia quello di rendere meno ostico il concorso: «Forme semplificate di concorso non sono costituzionalmente compatibili. Il concorso è fondamentale in magistratura per essere legittimati ad esercitare la funzione. Se venisse meno questo la magistratura sarebbe in una crisi irreversibile». Il vero problema però, conclude Santalucia, «oggi è la distribuzione delle risorse esistenti sul territorio, non cercarne altre. Nella riunione del Cdc non a caso ho fatto riferimento al piccolo Tribunale di Vibo Valentia che si trova a dover gestire processi anche con 600 imputati. E si rischia di non farcela. Allora ad esempio nei territori dove ci sono molti reati di mafia si dovrebbe cominciare ad approfondire l’idea di distrettualizzare i Tribunali».