Ettore Rosato, vicepresidente uscente della Camera e presidente di Italia viva, spiega i prossimi passi dell’alleanza tra Iv e Azione, sulle Regionali spiega che «un’alleanza di tutta la sinistra con i Cinque Stelle, ovunque essa sia, non sembra capace di affrontare i problemi» e si dice pronto a dialogare con il governo Meloni, perché «la politica non è l’arte del litigare, ma dovrebbe essere l’arte del trovare soluzioni condivise». Sul deludente risultato al Sud fa mea culpa: «probabilmente - ragiona - dobbiamo costruire più empatia con una società civile che si aspetta parole d’ordine e atti veramente alternativi alle politiche assistenzialiste».

Onorevole Rosato, l’alleanza Azione- Iv passa per l’accordo parlamentare che darà un capogruppo a testa e dalla creazione di una federazione a novembre. Quali saranno i passi successivi?

Partiamo dall’obiettivo, che è quello di diventare il primo partito alle elezioni Europee. Rispetto a questo obiettivo, che riguarda un partito e non un’aggregazione elettorale, tutti i percorsi devono essere coerenti. Cercheremo di farlo presto e bene, nella consapevolezza che i primi a chiedercelo sono i nostri elettori. I primi passi sono già stati anticipati e concordati dell’incontro tra Matteo e Carlo e parlano di una divisione di responsabilità e una condivisione politica, da fare con grande rapidità. Del resto, la pensiamo allo stesso modo sul 99 per cento delle questioni.

L’obiettivo di diventare primo partito passa per forza di cose da una disgregazione del Pd: puntate a questo?

Non vorrei più parlare del Pd. Siamo un partito che ha un baricentro che può essere il punto di riferimento per chi tradizionalmente votava a destra o a sinistra. Ed è rimasto deluso perché travolto da messaggi e politiche populisti o massimalisti. L’elettorato è molto più mobile e attento all’ascolto di quanto qualcuno pensi. Anche queste elezioni lo hanno dimostrato.

Eppure proprio le elezioni hanno dimostrato che l’unico modo per opporsi al centrodestra è un’alleanza nel campo opposto. Riuscirete a dialogare con Pd e M5S ad esempio per le Regionali del Lazio?

Il nostro obiettivo non è opporsi alla destra o alla sinistra, ma fare una proposta che possa essere attrattiva perché capace di affrontare i problemi. Per essere chiari: un’alleanza di tutta la sinistra con i Cinque Stelle, ovunque essa sia, non mi sembra capace di affrontare i problemi. Poi ci confronteremo con tutti e sulle Regionali prenderemo le decisioni a tempo debito.

Se parliamo di proposte, non si può dire che le idee di Letizia Moratti siano così diverse dalle vostre. È corretto?

Non si può dire, ma vedremo quale progetto ha in mente lei. Siamo nella straordinaria situazione di non correre dietro a nessuno. Abbiamo le nostre idee e i nostri progetti e ci incontreremo con quelli che ne hanno di compatibili. Non per fare campagne elettorali contro qualcuno ma per dimostrare agli italiani che in una situazione di crisi bisogna essere ancora più pragmatici e capaci.

Se diventasse segretario del Pd, un progetto compatibile al vostro potrebbe essere quello di Stefano Bonaccini: è d’accordo?

Ma perché continuiamo a parlare di Pd? Per ogni domanda sul Pd ne voglio una su Forza Italia. Detto questo, credo che il Pd avrà un futuro molto più complicato di quanto qualcuno descrive. Per quanto riguarda Bonaccini il punto è questo: qualcuno pensava forse che Letta avesse il profilo di un massimalista di sinistra? Eppure, basta guardare le scelte che ha fatto. Insomma, è meglio non costruire soluzioni politiche su profili personali.

La accontento sulle domande a tema “Forza Italia”, che non siete riusciti a sorpassare in queste elezioni. Riuscirete a prosciugarne i voti nei prossimi mesi?

Abbiamo superato Forza Italia in tutte le regioni del Nord e la Lega in tutte quelle del Sud. Ma il tema non è costruire una graduatoria. In meno di due mesi abbiamo messo in piedi una proposta politica che si è dimostrata alternativa a esperienze che duravano da trent’anni. Ma su questo punto occorre ammettere che c’è un pezzo di elettorato al Sud a cui non siamo riusciti ad arrivare.

A proposito di questo, cosa dovreste fare per arrivare a quella gente?

Non è un percorso facile ma necessario. Aggiungo che probabilmente dobbiamo costruire più empatia con una società civile che si aspetta parole d’ordine e atti veramente alternativi alle politiche assistenzialiste e davvero efficaci, altrimenti sarà difficile per quella parte di popolazione rinunciare a strumenti come il reddito di cittadinanza.

Veniamo al governo e ai primi passi di Meloni da presidente del Consiglio “in pectore”: come giudica i primi giorni e su quali punti farete ferrea opposizione?

Meloni si sta muovendo con intelligenza e lo dico da chi si collocherà all’opposizione del suo governo. Questo mi fa piacere, perché oggi più che mai chi gioca allo sfascio gioca sulla pelle degli italiani. Faremo di tutto per costruire condizioni, sempre dall’opposizione, per votare a favore dei provvedimenti. Ci aspettiamo anche qui scelte molto rapide che incidano immediatamente sulla complicata vita degli italiani, in particolare sui costi dell’energia. Su questo Calenda ha proposto anche in campagna elettorale di sospendere le “ostilità” per trovare insieme soluzioni. Noi non faremo mai mancare il nostro sostegno quando servirà all’interesse generale.

Anche facendo opposizione unitaria con Pd e Movimento 5 Stelle, su temi comuni come il salario minimo?

Sono più interessato a trovare consenso della maggioranza sulle questioni che ci stanno a cuore piuttosto che fare barricate con le altre opposizioni. La politica non è l’arte del litigare, ma dovrebbe essere l’arte del trovare soluzioni condivise. Non mi interessa avere qualche like perché abbiamo attaccato il governo. Quelli li lasciamo a Conte. Preferisco vedere imprese e lavoratori che gestiscono meglio la crisi grazie al nostro lavoro. Poi se su alcuni temi servirà fare gioco comune con le altre opposizioni lo vedremo, ma per fare gioco comune bisogna avere idee comuni. Che, al momento, non ci sono.