Stanno tutti lì, sul trespolo ad aspettare il governo più a destra della storia repubblicana (a proposito, quanti ce ne sono stati negli ultimi 25 anni?). Pronti a scendere in trincea per difendere la Costituzione, i diritti civili, la democrazia, lEuropa e quantaltro. Un po per riflesso condizionato un po perché la biografia della presidente del consiglio in pectore non autorizza grandi speranze. Eppure il film del suo esecutivo è ancora tutto da scrivere e non è detto che debba essere un horror. Giorgia Meloni ha il proprio destino e quello del Paese nelle sue mani, è la leader incontrastata della sua coalizione e gode di grande credito tra gli elettori di centro destra. Può seguire la strada più facile e giocare con linerzia, spartire le poltrone tra i fedelissimi e tradurre in iniziativa politica la lugubre campagna elettorale che ha condotto con latteso attacco al diritto di aborto, con la guerra agli omosessuali, ai migranti, i porti chiusi il revisionismo storico e tutto lambaradan. Tutto quello che ci si aspetta da un partito post-fascista. Davvero Meloni vuole essere questa cosa qui? Sappiamo quanto il consenso dei capi sia effimero e quanto fragile la leadership delle figure più polarizzanti e divisive (vedi le parabole di Renzi e Salvini). Quando stravinci ti senti onnipotente e perdi il contatto con la realtà, un rischio da cui la futura premier non è certo immune, considerando le premesse. Le suggeriamo nel nostro piccolo di sfruttare meglio la sua occasione, di compiere scelte radicali per spiazzare avversari e alleati. È quel che fece Nicolas Sarkozy in Francia nel 2007 quando trionfò alle presidenziali dopo una campagna elettorale violentissima, tutta orientata a destra sui temi dellimmigrazione e della sicurezza che piacque molto agli elettori di Le Pen che infatti lo votarono in massa .Ma quando nominò il successivo governo stupì tutti, media e classe politica, chiamando personalità dellopposizione a farne parte. Agli Esteri nomina il socialista Bernard Kouchner (che aveva giù ricoperto la carica sotto Mitterrand) agli affari europei ci va Jean-Pierre Jouyet, amico stretto di Fraçois Hollande futuro sfidante di Sarko, un altro socialista Èric Besson è sottosegretario alle politiche pubbliche, mentre nomina Alto commissario alla solidarietà un intellettuale e attivista della gauche come Martin Hirsh. Perché Giorgia Meloni non prova a ispirarsi a quel modello? Magari nominando una donna di sinistra alle pari opportunità. Sembra fantapolitica ma la differenza tra una leader della destra conservatrice europea e una populista arruffapopolo passa anche da scelte come questa.