«Non c’è nessuna possibilità di governare con la destra, nemmeno su una singola misura». Lo dice a Radio Lombardia il presidente del Movimento 5 stelle Giuseppe Conte.  «Sono stato il primo a criticare chi distribuiva patenti di legittimità democratica. Però oggi - aggiunge - dopo il voto di Lega e Fratelli d’Italia al parlamento europeo a favore del loro amico Orban, protagonista di una svolta illiberale di quel paese, se loro hanno questa idea della democrazia, allora dico: non siete idonei a governare in Italia».

Meloni e Orban, anche il figlio di Craxi attacca la leader di Fratelli d’Italia

«La signora Meloni, a Palermo, si lamenta delle manifestazioni di dissenso ai suoi comizi. Capisco e comprendo che la contestazione politica non debba mai trascendere in atti contundenti. Mi domando però se Giorgia Meloni - che ha passato mesi ad usare toni aggressivi, che ha passato le sue giornate in Spagna accanto alla destra peggiore d’Europa, che esalta l’Ungheria di Orban, minaccia per le donne e per le minoranze - non ritenga che presto o tardi qualcuno intenda notificare di persona il proprio dissenso democratico«. Così Bobo Craxi, esponente socialista, candidato all’uninominale Palermo 2 per il centrosinistra. «Non capisco - aggiunge - perché rivolgersi al Ministro degli Interni per qualche schiamazzo. Sono le classiche provocazioni che metteva in atto il MSI di Almirante. Mi auguro che nessuno cada nella trappola delle signora Meloni. A pochi giorni dal voto inoltre lamento inoltre che la coraggiosissima candidata del centrodestra nel mio collegio a Palermo ha schivato qualsiasi confronto politico e si è infilata sotto le gonne, pantaloni per meglio dire, della Meloni e si appresterebbe da vice sindaco in carica ad abbandonare la sua Città, giusto perché la Città non ha bisogno di amministratori che facciano il loro lavoro. Il confronto democratico è il sale della democrazia. Queste nuove destre, si fa per dire, vogliono promuovere le loro politiche oscurantiste contro donne, minoranze ed immigrati in splendida solitudine magari controllata dal ministero degli interni. Come in Iran».