La Corte costituzionale ha eletto Silvana Sciarra come nuova Presidente della Consulta.  Alla votazione ha partecipato anche il professor Marco D’Alberti - emerito di diritto amministrativo nell’Università di Roma “Sapienza” dal 2019 - che è stato nominato giudice costituzionale dal Presidente della Repubblica il 15 settembre. Sciarra, giuslavorista, prima donna eletta dal Parlamento come Giudice presso la Corte costituzionale italiana, ha iniziato il suo mandato nel novembre 2014, dopo aver ricoperto il ruolo di Professore ordinario di Diritto del Lavoro e Diritto Sociale Europeo presso l'Università di Firenze e l’Istituto Universitario Europeo. È Professore Emerito nell'Università di Firenze. Succede a Giuliano Amato, di cui è stata vicepresidente. Il suo mandato scadrà a novembre del 2023.  Il suo nome era tornato all’attenzione della cronaca qualche mese fa quando Giuseppe Conte la propose per la corsa al Quirinale. Lo stesso Movimento Cinque Stelle disse di sì, dopo aver chiesto il via libera alla piattaforma Rousseau, alla sua nomina quale giudice costituzionale quando fu proposta dal Pd di Matteo Renzi, in cambio dell’elezione di Alessio Zaccaria al Csm, come ricordava Il Foglio. L'accordo su Sciarra fu una eccezione in un periodo, il 2014, in cui non esisteva nell’orizzonte dei pentastellati la parola alleanza. Non a caso uno dei primi a congratularsi per l’elezione è stato Conte su Twitter: “A Silvana Sciarra, nuova Presidente della Corte Costituzionale, auguri di buon lavoro dal Movimento 5Stelle. La sua riconosciuta competenza costituisce sicura garanzia per l’esercizio di un ruolo istituzionale fondamentale per gli equilibri del Paese". Come primo atto da presidente, Silvana Sciarra ha confermato come Vicepresidenti Daria de Pretis e Nicolò Zanon. I voti a favore della neo presidente sono stati 8 su 15. Gli altri 7 voti sono andati a Daria De Petris. Dunque una Corte spaccata questa volta se si vanno a riprendere le precedenti votazioni dei Presidenti: Giorgio Lattanzi nel 2018 fu eletto con 12 voti a favore e una scheda bianca su 13 votanti, poi nel 2019 per Marta Cartabia i voti a favore furono 14 (lei si astenne), Giancarlo Coraggio e Giuliano Amato ottennero poi l’unanimità.  Solo Mario Rosario Morelli negli anni recenti aveva diviso la Consulta prendendo 9 voti contro i 5 di Amato. Difficile immaginare le ragioni che hanno diviso la Corte ma anche perché in partita non è entrato proprio Nicolò Zanon. Certo è che il modello di comunicazione della neo Presidente sarà molto diverso da quello del suo predecessore Giuliano Amato, come lei stessa ha ammesso: “l’esempio del presidente Amato è quello di un grande comunicatore, è un po’ difficile emulare le sue abilità comunicative”. Se Amato ci è sembrato spesso più un politico nella sua affermazione – e per questo lo abbiamo anche criticato -, Sciarra è apparsa nella conferenza stampa avuto con i giornalisti dopo l’elezione molto più abbottonata, abilissima a dribblare le domande. Ad esempio quella sull’ergastolo ostativo. Le abbiamo chiesto se c’è un limite ai rinvii concessi al Parlamento, al di là di quella che sarà la decisione il prossimo 8 novembre. La nostra era una domanda sul metodo di lavoro della Corte ma comunque ci ha risposto: “non posso esprimermi, sarà il collegio sovrano a prendere questa decisione”. Non siamo riusciti ad avere una risposta neanche su cosa pensi lei personalmente sulla possibilità di rendere pubblica la dissenting opinion: “nulla esclude l’apertura di una riflessione all’interno della Corte”.