Che meraviglia! L'ultimo rettilineo della campagna elettorale ci regala emozioni antiche: addirittura un duello rusticano che si profila all'orizzonte. Come ai tempi del focoso Filippo Tommaso Marinetti, noto per lanciare guanti di sfida a chiunque osasse contraddirlo. Ma veniamo ai fatti. Succede che il segretario di Rifondazione Comunista, il mite Maurizio Acerbo, pubblica un tweet un po' vigliacco e un po' mafioso su Carlo Calenda: "Chi diffonde bufale del genere merita di essere menato". Lo stile ricalca le parole di Giuseppe Conte che invita Matteo Renzi al sud per  parlare di reddito di cittadinanza ma "senza scorta". Per chi ha imparato a conoscere l'irruento segretario di Azione, uno che ama "metterci la faccia", va da sé che la replica non si è fatta attendere. E che replica: "Fasciocomunista provaci. Non mi sono mai fatto spaventare dalle minacce. Corso Vittorio Emanuele II,21. Chiama per appuntamento". Insomma: vienimi a cercare che ti meno, roba da terza media. Questa apoteosi della politica coatta non è  proprio il massimo per chi si candida a guidare il Paese "con serietà", ma per una volta  evitiamo di fare le contessine e i baronetti: in una campagna elettorale tristissima e dall'esito scontato, avvelenata da calunnie e dossieraggi, pensare al nerboruto Carlo Calenda che gonfia di botte il povero Acerbo nel centro di Roma a colpi di agenda Draghi è un immagine grottesca e liberatoria.