«È una tempesta perfetta che si sta avvicinando dobbiamo governare questa escalation dei prezzi dell'energia e dei beni alimentari sotto un duplice aspetto, intanto serve una svolta in Europa che costruisca risposte immediate e comuni e metta un tetto al prezzo del gas e a livello nazionale è necessario che il governo in carica liberi risorse per sostenere le imprese, aiutare i lavoratori e le famiglie che non riescono a pagare le bollette». È l’allarme rilanciato ieri con molta nettezza dal segretario generale della Cisl, Luigi Sbarra, nel corso dell’intervista realizzata da Andrea Pancani per la trasmissione “Coffee break” di La7.

Un colloquio a tutto campo nel quale il leader Cisl si è soffermato sugli interventi da attuare con urgenza per tutelare le fasce più deboli della popolazione e le non poche aziende che rischiano di chiudere, falcidiate da una delle crisi economiche e sociali più gravi degli ultimi tempi. Che si debba intervenire con misure concrete ed immediate è cosa indubbia, ma dove trovare le ingenti risorse da investire?

Per il leader Cisl non ci sono dubbi: si possono trovare, da una parte, alzando ulteriormente e rendendo esigibili gli extraprofitti sulle imprese energetiche, sulle grandi multinazionali della logistica e dell'economia digitale che anche in tempi così difficili continuano a fare affari d'oro, e dall’altra, dalla ridistribuzione delle entrate tributarie, effetto dell'impennata inflazionistica. Per Sbarra, inoltre, si possono anche riutilizzare le dotazioni finanziare deliberate su decreti inattuati e dove necessario, va considerata anche la possibilità di uno scostamento di bilancio, valutato come “un debito buono” se riesce a evitare la chiusura di imprese e la perdita di centinaia di migliaia di posti di lavoro. «Il messaggio che abbiamo inviato con la nostra Agenda alle forze politiche e al nuovo governo nella prospettiva della prossima legge di stabilità - ha più volte ribadito Sbarra - ha tra le nostre priorità il tema dell’occupazione, che va rilanciata sul profilo quantitativo e qualitativo, collegata ad una strategia che faccia leva sul rilancio degli investimenti pubblici e privati. Bisogna accelerare il PNRR e concentrarci per portare a casa la seconda tranche del 2022 e sostenere un cammino vero di riforme, da quella fiscale, alla riforma delle pensioni ad interventi di innovazione nel mercato del lavoro».

La Cisl si augura che il nuovo governo apra subito un confronto con le forze sociali perché serve tanta corresponsabilità, tanta condivisione e partecipazione. Immancabile poi la domanda sul tema caldo del momento: la campagna elettorale. Sbarra non usa mezzi termini nel rispondere, rammaricandosi nel vedere tutte le forze politiche in campo concentrate su questioni distanti dalla vita reale del Paese, su slogan sganciati da una visione e da un disegno complessivo.. «Vediamo tanto accanimento ha aggiunto - un clima teso con partiti che puntano a delegittimarsi, senza concentrarsi sui programmi che possano assicurare una prospettiva di crescita e di futuro. Arriverà il momento in cui bisognerà parlare delle vere priorità».

Il numero uno della Cisl in maniera propositiva si dice disposto a confrontarsi e a dialogare, come è tradizione del sindacato di via Po che guida da due anni, con tutti i governi senza pregiudizi ed ideologie. «Noi viviamo la nostra soggettività politica con grande autonomia. Per noi contano solo i contenuti. Giudicheremo il futuro governo dal metodo e dai risultati. Spero condivideremo una intesa che disciplini il dialogo ed il confronto, indicando le vere, grandi priorità che bisognerà affrontare nei prossimi mesi», ha sintetizzato.

Una battuta anche sul programma del centro destra che dai sondaggi sembra in vantaggio per la guida del futuro governo. Il segretario della Cisl ha parlato di punti di contatto ma anche di lontananza. Per la Cisl aperture e disponibilità sono da rintracciarsi nel tema della partecipazione, di come responsabilizzare meglio le persone rispetto a decisioni, indirizzi, gestioni delle aziende, nel voler cambiare il sistema pensionistico discutendo di pensione di garanzia contributiva per i giovani e le donne, di incentivi alla previdenza complementare, alla strutturalità dell’ape sociale ed anche misure di flessibilità in uscita dal mercato del lavoro con 62 anni di età e conquistando il traguardo dei 41 anni di contributi a prescindere dall’ anagrafe. Tra gli aspetti che Sbarra non si sente di condividere c’è la flat tax, lontana dai principi costituzionali della progressività.

Alla fine il segretario della Cisl è tornato sul salario minimo dopo quanto stabilito in questi giorni dalla direttiva Europea: un segnale forte per Sbarra che incoraggia lo sforzo a rafforzare, estendere e consolidare la contrattazione collettiva. «Noi abbiamo un patrimonio di relazioni industriali e contrattuali che copre quasi il 95 per cento delle attività economiche: dobbiamo realizzare l’obiettivo di un salario adeguato, dignitoso, intensificando la spinta delle relazioni tra sindacati e datori di lavoro. La legge non serve in questo ambito: bassi salari molte volte sono riconducibili al fatto che si fa fatica a rinnovare i contratti collettivi. Per migliorare i salari c’è un’altra via: tagliare le tasse perché abbiamo un prelievo eccessivamente alto in Italia».

La Cisl teme che l’intervento legislativo possa dare la stura a molte imprese ad uscire dall’applicazione dei contratti e a schiacciare le retribuzioni verso il basso. E come dare torto a Sbarra quando dice: «Una volta tanto che l’Europa indica l’Italia come il Paese migliore non possiamo andare ad inseguire esperienze peggiori».