È stata pubblicata il 14 settembre dall’Uni la norma Uni 11871:2022, grazie alla quale sarà possibile, a partire dal 2023, la “certificazione di qualità” degli studi legali e commercialisti. Si tratta di una novità importante, in quanto permette agli studi professionali di ottenere una certificazione di qualità, come avviene ormai da alcuni decenni per le aziende, che possono essere certificate per l’ottimizzazione dei processi aziendali, ossia per la gestione della qualità (Iso 9001, introdotta nel 1987), la riduzione dell’impatto ambientale (Iso14001, introdotta nel 1996), il miglioramento della gestione per la salute e la sicurezza sul lavoro (Iso 45001, introdotta nel 2018). Va detto che questa norma è il frutto di un’esperienza quasi ventennale acquisita dall’Asla (Associazione Studi Legali Associati), fondata nel 2003, che vede oggi la partecipazione di circa 5.000 avvocati, che operano in un centinaio di studi legali, da quelli molto grandi, con qualche centinaio di professionisti, a quelli di minore dimensione, con pochi associati. Per saperne di più Il Dubbio ha intervistato l’avvocato Fulvio Pastore, vice-presidente di Asla, che ha seguito l’evoluzione di questa norma.

Avvocato Pastore, cominciamo dall’origine di questo nuovo “standard”, ossia, come è nato?

La nostra associazione, fin dall’inizio, si è occupata di sviluppare e diffondere conoscenza e cultura organizzativa e legale, redigendo libri e altri materiali, organizzando convegni e corsi di formazione. Successivamente è capitato che venivamo contattati da giovani avvocati, che volevano creare uno studio associato, e mancando un manuale su questo tema, abbiamo cominciato a predisporre indicazioni e raccomandazioni, sulle varie questioni che uno studio professionale deve affrontare, che con il tempo sono andate a costituire delle vere e proprie linee guida, che contenevano le best practices per la gestione degli studi professionali. Nel 2017 abbiamo proposto all’Uni, l’ente italiano che si occupa della normazione tecnica, che è volontaria, di emanare una prassi di riferimento destinata agli studi, ed è quindi uscito un documento dell’Uni, numerato 33/2017, contenente appunto questa prassi. Dopo 5 anni di sperimentazione, come avviene per altre prassi, è stata possibile l’ufficializzazione di queste indicazioni, con l’emanazione di una norma, che è oggi pubblicata con la sigla Uni 11871, e presentata in un convegno tenutosi presso la Cassa forense.

Quali sono le tematiche affrontate dalla norma Uni 11871?

Si tratta di indicazioni, che si sviluppano su circa 50 pagine, che possono essere considerate come una check list, che permette di ottimizzare l’organizzazione e il funzionamento di uno studio legale o di commercialisti, per prevenire i rischi professionali, che consistono non solo negli errori che possono essere commessi dai professionisti, ma anche in modelli comportamentali poco opportuni, come può essere la scarsa attenzione alle critiche dei clienti, tutte situazioni che vanno monitorate, per essere poi neutralizzate.

Cosa devono fare gli studi legali per attuare la norma?

Il primo passo è ovviamente scaricare dal sito dell’Uni (www.uni.com) la norma, che si trova selezionando la pagina dedicata al catalogo, e cercandola con il numero (11871), e dopo averla acquistata al costo di 85 euro, va ovviamente letta con attenzione, allo scopo di modificare l’organizzazione e la gestione dello studio, seguendo appunto la migliore prassi, che è descritta nella norma. Dopo la sua attuazione, il passo successivo è quello della certificazione, e a questo scopo bisognerà attendere l’inizio del 2023, quando i primi certificatori saranno stati accreditati da Accredia, che è l’ente italiano che certifica i certificatori. A quel punto gli studi che intendono procedere sul percorso della certificazione, dovranno investire qualche migliaio di euro per ottenere il certificato di compliance alla norma Uni 11871. Non è escluso però che ci possano essere in futuro incentivi per ottenere la certificazione.

Ma quali sono i vantaggi della certificazione?

Oltre a beneficiare di una migliore gestione ed organizzazione, che potrebbe essere già un motivo sufficiente, che non può che avere un impatto positivo nei confronti dei clienti, e più in generale, per il mercato di riferimento, è molto probabile che i clienti, privati e pubblici, potranno richiedere come titolo preferenziale, come avviene con le aziende, il possesso della certificazione, che potrà quindi rappresentare la chiave di accesso per bandi pubblici, e tenders privati, visto che quasi tutte le grandi aziende hanno comunque bisogno di consulenza legale, che costituisce tra l’altro l’attività principale di tanti studi associati membri dell’Asla. Inoltre, dato che tra le indicazioni della norma Uni vi è anche la riduzione dei rischi professionali, è probabile che i premi delle assicurazioni sulla responsabilità professionale saranno minori per quegli studi che verranno certificati con la norma Uni 11871.