«Non firmerei più i decreti Sicurezza. Al netto della propaganda che ne fece Matteo Salvini, visto che non prevedevano di tenere le persone sulle barche, ma un principio ben diverso sulla distribuzione dei migranti. Detto questo, riguardando la mia esperienza da premier, ammetto che fu un errore, anche se vanno considerate le condizioni politiche della maggioranza che rappresentavo». Così Giuseppe Conte a Il Foglio. «Come vedo Letta il 26 settembre? Non lo vedo e non lo sento da un pezzo... Calenda, Renzi e Letta inseguono l’agenda Draghi che non esiste: facciano. Io sto dalla parte dei cittadini». Andrea Orlando, la sinistra del Pd, dice per esempio che dopo le elezioni il Terzo polo, i dem e il M5s dovranno tornare insieme... «Orlando fa i conti senza l’oste, la proposta di una grande coalizione non ha alcun senso in queste condizioni, con questi vertici del Pd». Per Conte, Mario Draghi è stato colui che ha proseguito il lavoro del precedente governo su pandemia e Pnrr. «Ma gli è mancata visione strategica sulle conseguenze energetiche della guerra in Russia, fossi stato io premier mi sarei piantato a Bruxelles per convincere gli altri paesi a una strategia collettiva». Conte è convinto che alla fine il suo partito sarà il più votato al sud, scommette sul big bang del Pd e quindi in qualche modo vorrebbe sostituirsi a Letta anche come punto di riferimento, dall’opposizione, di un ipotetico governo Meloni. E quindi sulla possibilità di partecipare a una bicamerale sulle riforme non si sottrae: «Da sempre noi sosteniamo la necessità di intervenire costituzionalmente per stabilizzare gli esecutivi, ma è sbagliato fare delle riforme istituzionali un argomento di discussione in campagna elettorale per prendere voti». E quindi? «Il dibattito sul presidenzialismo deve essere separato da logiche di parte. Il M5s ha le sue proposte, siamo disposti a confrontarci con Fratelli d’Italia, dopo aver verificato che ci siano le condizioni per migliorare il quadro costituzionale».