Potrebbe piovere, e in quel caso buona parte della dirigenza della Lega si bagnerebbe. Ma potrebbe anche diluviare, e a quel punto nessuno, a partire dal segretario, resterebbe asciutto. Dal risultato del Carroccio alle prossime Politiche dipenderà infatti il futuro di Matteo Salvini, alla guida di un partito che nelle ultime settimane sta perdendo pezzi (da ultimo, l’ex presidente del Copasir, Raffaele Volpi), e che rischia di capitolare nel caso in cui il risultato delle elezioni si attestasse sotto al 12 per cento dei voti. E così ieri il dipartimento Enti Locali ha fatto arrivare nelle scrivanie dei sindaci leghisti la richiesta di girare un video- spot per rilanciare la campagna elettorale, con l’esplicita raccomandazione di dire «Credo in Matteo Salvini».

Ma ormai gli occhi di tutti, primi cittadini compresi, sono sul risultato di Fratelli d’Italia in Veneto, per capire di quanto il partito di Giorgia Meloni arriverà sopra al Carroccio. Il sorpasso è ormai certo e se a questo dovesse aggiungersi un tracollo a livello nazionale, con il Carroccio addirittura sotto la doppia cifra, come riportato da un sondaggio Cise-Luiss, allora sarà una corsa al si salvi chi può. D’altronde, i pretendenti alla segreteria non mancano, a partire dal presidente del Veneto, Luca Zaia, e da quello del Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga. Entrambi hanno reso pubblico il loro pensiero politico: il primo nel libro Ragioniamoci sopra. Dalla pandemia all’autonomia; il secondo con un volume in uscita la prossima settimana e intitolato Una storia semplice.

Sia Zaia che Fedriga stanno facendo attivamente campagna per la Lega (è di qualche giorno fa l’incontro tra Salvini, Zaia e i 400 amministratori leghisti del Veneto) e la faranno fino all’ultimo giorno. Ma c’è da scommettere che in caso di risultato negativo, dal giorno dopo partirà il tiro al bersaglio verso il segretario ed entrambi cercheranno un riposizionamento. Magari stimolato dallo stesso segretario, nel caso in cui dovesse dimettersi di fronte a un risultato ben al di sotto delle aspettative.

Il cammino della Lega di Salvini è stato, sin qui, il migliore da parte di un segretario da quando esiste il partito. Nel 2013 il Carroccio era al 4 per cento e passo dopo passo Salvini ha dapprima focalizzato l’attenzione sulle battaglie storiche del partito, fino ai referendum per l’autonomia in Lombardia e Veneto del 2017, e poi ha iniziato un lento ma progressivo allargamento verso il Centro e il Sud, arrivando a eleggere consiglieri comunali, sindaci e consiglieri regionali laddove i militanti della Lega Nord di Umberto Bossi non vedevano che “terroni”.

A dire la verità, girano ancora in rete video di Salvini che canta cori contro il popolo napoletano nonostante ciò l’attuale segretario della Lega è riuscito a invertire la rotta e spostare l’asse del partito verso il resto della Penisola, fino al 17 per cento ottenuto alle Politiche del 2018. Il sogno di un “partito nazionale” si è realizzato infine con le Europee 2019, quando il partito ha raggiunto la quota record del 34,3 per cento dei voti. In mezzo c’era stato un anno di governo con il Movimento 5 Stelle, e quel risultato diede a Salvini l’idea di fermare l’esperienza dell’esecutivo e andare all- in.

Il resto è noto, ma quel che proprio non sta andando già in queste settimane a quell’elettorato industriale del Nord- Est è l’aver contribuito alla fine del governo Draghi. E, al tempo stesso, aver preso una posizione scomoda sulle sanzioni occidentali alla Russia, che solo negli ultimi giorni Salvini sta cercando di smussare. Cercando contemporaneamente di uscire dall’angolo in cui sembra essersi cacciato.

«È preoccupante verificare che da una parte la Lega viene imbavagliata e dall’altra subisce una continua campagna di fango e menzogne», hanno spiegato ieri fonti leghiste dopo l’intervento dell’Agcom per richiamare le reti pubbliche e private al rispetto della par condicio.

Nel frattempo il segretario prosegue la campagna elettorale, e dopo il tappeto rosso alla mostra del Cinema di Venezia per sostenere la compagna Francesca Verdini, presente nel ruolo di regista, sarà oggi in tour nel Lazio, domani in Lombardia e poi Liguria, Toscana, Abruzzo, Sicilia e di nuovo Lombardia, fino al ritorno, domenica prossima, sul pratone di Pontida. Lì dove Umberto Bossi baciava l’ampolla con l’acqua del “sacro fiume Po”, Salvini parlerà di sanzioni, caro energia, bollette e lavoro. Ma per questo c’è ancora tempo. Oggi, dalle parti di via Bellerio, c’è solo da salvare il salvabile.