È iniziata finalmente in Parlamento la discussione nelle commissioni Giustizia dei decreti attuativi della riforma del processo penale, propedeutica all’emanazione di pareri non vincolanti da fornire al governo, in particolare alla ministra Marta Cartabia. I commissari hanno tempo fino all’ 8 ottobre, essendo stato trasmesso il provvedimento il 9 agosto. Ma durante il mese precedente la questione non è stata affrontata, e quindici si trova a dover completare l’iter con meno di un mese alla scadenza.

Comunque il 6 settembre il presidente della commissione Giustizia del Senato, il leghista Andrea Ostellari, ha conferito l’incarico di relatore al suo collega di Forza Italia Giacomo Caliendo. Quest’ultimo ha illustrato brevemente il provvedimento, per poi lasciare la parola a Pietro Grasso (Gruppo Misto - Liberi e Uguali- Ecosolidali) che ha sollevato una serie di perplessità a partire dal «novellato articolo 447 del codice di procedura penale (richiesta di applicazione della pena nel corso delle indagini preliminari) che ora prevede che - nel decreto di fissazione dell'udienza per la decisione sul cosiddetto patteggiamento sia indicata l'informazione alla persona sottoposta alle indagini della facoltà di accedere ai programmi di giustizia riparativa».

«Non si capisce – ha detto l’ex magistrato - in particolare se essa sia alternativa all'accordo delle parti sulla pena da irrogare (e quindi si ponga di fatto come un ulteriore "rito speciale") o una condizione che diventi parte integrante dell'accordo tra le parti. Se così fosse potrebbe esservi una disparità di trattamento legata alle possibilità delle persone indagate, in quanto non tutti potrebbero avere le risorse economiche per poter riparare il danno: forse andava specificato che si fa riferimento ai programmi di giustizia riparativa "anche nelle forme non risarcitorie", o forse andava effettuato un rinvio alle nuove disposizioni sul tema». Il tema della giustizia ripartiva, come sanno bene i nostri lettori, è stato al centro negli ultimi giorni anche di un vivace dibattito sulle nostre pagine.

Inoltre, ha proseguito il parlamentare, «una parte molto delicata della delega riguarda i criteri di priorità elaborati del Parlamento con legge da indicare nei progetti organizzativi delle procure. Il Governo nel dare attuazione a questo principio di delega, correttamente, non è entrato nel merito dei criteri generali, ma si è limitato a prevedere che nella trattazione delle notizie di reato e nell'esercizio dell'azione penale il pubblico ministero si debba conformare ai criteri di priorità contenuti nel progetto organizzativo dell'ufficio. Sin qui nulla da obiettare. Ma seri dubbi e perplessità sorgono circa l’attuazione del principio della separazione dei poteri che connota ancora il nostro ordinamento, se si coordina questa disposizione con quella approvata nella riforma dell'ordinamento giudiziario e del Csm, dove - in materia di progetto organizzativo della Procura - si stabilisce che i criteri di priorità per l'esercizio dell'azione penale siano indicati con legge dal Parlamento».

La terza criticità sottolineata da Grasso riguarda «l'obbligo di trasmettere i progetti organizzativi degli uffici requirenti al Ministro della giustizia per eventuali osservazioni. Questo consentirebbe anche al Governo di poter incidere sulle modalità con cui il Procuratore organizza una funzione di cui, invece, deve essere esclusivo titolare». La lista proseguirebbe ma rimandiamo al resoconto sul sito di Palazzo Madama. Oggi pomeriggio la discussione si apre anche in commissione Giustizia alla Camera, dove si prevede che il Movimento 5 Stelle sollevi varie obiezioni sul provvedimento.